16 ottobre al Ghetto di Roma: mai più indifferenza, ricordare è un dovere civile.
Ottantadue anni fa, alle prime luci dell’alba, le truppe naziste, con la complicità dei fascisti italiani, irruppero nel Ghetto di Roma. Oltre mille persone – tra cui più di duecento bambini – furono strappate alle proprie case e deportate nei campi di sterminio. Solo in sedici tornarono. Fu una delle pagine più buie della nostra storia, un crimine contro l’umanità che non deve essere dimenticato. Da quel dolore, dal sacrificio di chi ha combattuto il fascismo e il nazismo, è nata la nostra Repubblica democratica e antifascista, fondata sulla dignità e sull’uguaglianza di ogni essere umano, di ogni persona.
Camminando oggi per le strade del Portico d’Ottavia e leggendo i nomi dei deportati sulle pietre d’inciampo, si avverte ancora la presenza di chi fu strappato alla vita solo perché ebreo. Quelle vite spezzate ci ricordano quanto accade quando l’indifferenza prevale sull’umanità.
Ricordare il 16 ottobre 1943 – soprattutto oggi, mentre in Europa e nel mondo riaffiorano linguaggi e comportamenti che dividono e feriscono e nuovi crimini di guerra e contro l’umanità, e l’antisemitismo riemerge in modo angosciante – è un dovere civile: significa scegliere ogni giorno la pace, la libertà e la giustizia contro ogni forma di razzismo e negazionismo. È così che dobbiamo onorare le vittime di quel ‘sabato nero’ e difendere la speranza di un futuro di convivenza e di pace per tutti i popoli.