“20 motivi di differenza”, da Renzi propaganda spregiudicata, l’Ulivo ha salvato l’Italia

“20 motivi di differenza”, da Renzi propaganda spregiudicata, l’Ulivo ha salvato l’Italia

“I “venti motivi di differenza tra noi e loro” sono il peggior modo, per Matteo Renzi, di concludere la campagna per le primarie. Un concentrato di falsità, inesattezze, generalizzazioni che fanno rimpiangere la peggiore propaganda berlusconiana. Neppure l’Emilio Fede dei bei tempi sarebbe stato così spregiudicato. Dunque oggi Renzi ci fa scoprire che negli ultimi 20 anni sono, siamo stati tutti uguali.

Così facendo, dopo aver scalato i gradini di una carriera tutta interna al sistema dei partiti dell’Ulivo, ora nega che il governo guidato da Romano Prodi e Ciampi ci ha portato nell’euro, ha avviato il risanamento, ci ha regalato dieci anni di tassi di interesse bassissimi che il governo Berlusconi ha dilapidato.

Ci fa scoprire, come neppure la Gelmini avrebbe saputo dire, che alla più importante riforma della scuola degli ultimi decenni sono preferibili il modello gentiliano e la nostalgia del maestro unico.

Ci fa scoprire che Alitalia non è stato un disastro berlusconiano costato agli italiani tra i 3 o 4 miliardi, ma una responsabilità di chi ha combattuto contro quella soluzione. Ci fa scoprire che i vitalizi non sono stati aboliti definitivamente da questo Parlamento, grazie al PD.

Evidentemente la menzogna è un rischio da correre per inseguire l’ultimo voto.

In attesa di capire come intende ridare un futuro all’industria italiana, o se la sua proposta di aumentare senza limiti le tasse universitarie sia la via migliore per la “rivoluzione del merito e della conoscenza” e ridare speranza ai nostri giovani, si può solo constatare che chi non rispetta la storia, la verità, la comunità politica che vorrebbe rappresentare, dichiara solo di non essere adeguato al ruolo a cui si candida. Questo è un problema suo.

Ma la ferita alla verità e alla storia di venti anni nei quali, con l’Ulivo e il Partito Democratico, abbiamo costruito il primo partito d’Italia, e dato al Paese gli unici ancoraggi solidi da cui ripartire, è un problema di tanti. È un’offesa inaccettabile e indecente non solo alla lungimiranza di personalità come Romano Prodi, Nino Andreatta o Arturo Parisi, ma ai milioni di italiani – compresi gli elettori delle primarie – che hanno faticato per contrastare e superare il berlusconismo e arrivare, ora, a governare per cambiare l’Italia.

Ce la faremo, con Pier Luigi Bersani, e sapremo superare il tentativo di delegittimare questo grande momento democratico da parte di chi non sembra essere del tutto in grado di accettarne l’esito.”