41-bis in Sardegna: Nordio riferisca in Parlamento, non può ignorare la Regione Sardegna
È notizia di ieri che il Ministro della Giustizia, con una comunicazione tecnica, ha disposto il trasferimento di 92 detenuti al 41-bis nella casa circondariale di Uta. Una decisione che ha impatti rilevanti sulla sicurezza, sulla gestione delle carceri, sull’equilibrio dei servizi, e che eppure arriva all’improvviso, calpestando il doveroso principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni. Nessun territorio può essere trattato come un semplice esecutore passivo di decisioni calate dall’alto.
Alla missiva della Presidente della Regione Sardegna, inviata oltre un mese fa, e che conteneva richieste puntuali e legittime, il Ministro Nordio non ha mai risposto. Un comportamento inaccettabile. Non si tratta solo di una questione di metodo, ma di rispetto istituzionale. Il Ministro non può ignorare le preoccupazioni avanzate dalla Regione, che riguardano la sicurezza, dei Sardi, del personale penitenziario, di quello sanitario, e finanche dei detenuti, e decidere in solitudine.
La Sardegna è stata definita dalla magistratura territorio a rischio di radicamento mafioso. Aumentare la presenza di detenuti sottoposti al 41-bis, rendendo la Sardegna la prima regione di Italia per presenza di detenuti in regime di carcere duro, senza potenziare al contempo organici e strutture, significa creare le condizioni per un’escalation criminale e un ulteriore sovraccarico del carcere di Cagliari, che già oggi ospita molti più detenuti della capienza regolamentare. È una decisione che espone la Regione a rischi enormi. Ho presentato questa vicenda in Parlamento chiedendo risposte immediate. Il Ministro venga con urgenza in Aula a riferire.