50 anni senza Emilio Lussu: un esempio di rigore, coerenza, serietà.

50 anni senza Emilio Lussu: un esempio di rigore, coerenza, serietà.

Il testo integrale del mio intervento:
Per noi sardi, Emilio Lussu è una cosa seria, un riferimento essenziale. Ricordo che lo lessi tutto d’un fiato intorno ai miei vent’anni, quando cominciavo a occuparmi di politica: i tratti più intransigenti e fermi del suo carattere furono per me un motivo di confronto piuttosto complesso da affrontare, soprattutto rispetto alla normale dinamica dell’organizzazione politica italiana. È raro, infatti, rinvenire nel nostro carattere nazionale il rigore, la coerenza e la serietà che Emilio Lussu, anche con le sue asperità, ha certamente saputo rappresentare. Il modo in cui descrive l’ascesa al potere del fascismo in “Marcia su Roma e dintorni” è un esempio di come tutte le grettezze, le piccole convenienze e le meschinità degli uomini possano far arretrare la democrazia e favorire l’insorgere di un regime assoluto.

Emilio Lussu, nella sua vita, fece e fu tantissime cose. Fu innanzitutto un grande comandante militare, una leggenda per i suoi soldati. In Sardegna era particolarmente sentito, e lo è tuttora, il mito del Comandante Lussu. La Brigata Sassari, infatti, era l’unica costituita su base regionale, in un cimento che portò – come accadde anche per altre regioni – i sardi a scoprirsi italiani, seppur nella maniera più cruenta e dolorosa possibile.

Risfogliando in questi giorni “Un anno sull’altipiano, mi è rimasto impresso il passaggio in cui un generale gli chiede se lui amasse la guerra. Lussu si limitò a rispondere di star facendo il possibile, di star facendo bene il suo dovere. Considero questo libro, che racconta nel dettaglio i dialoghi, le vicende e le tragedie quotidiane di quel terribile conflitto, un manifesto della durezza della guerra e della necessità di rimuoverne l’esperienza.

Poi c’è il Lussu politico: il deputato antifascista, l’esule. Lussu fu innanzitutto deputato a trent’anni, in seguito un deputato aventiano, e poi ancora un militante antifascista. Sono tanti gli episodi che dimostrano come le idee di Lussu si costruissero con l’azione, con l’esperienza acquisita prima da ragazzo in Sardegna e poi nel corso della vita.

Da grande antifascista, dopo un mese di stato di detenzione, organizzò la fuga da Lipari. Raggiunse Parigi come base e da lì si spostò in giro per l’Europa, contribuendo in maniera decisiva alla lotta contro il regime mussoliniano, lotta che voleva fosse la più vera e vigorosa possibile, non solo a parole. In quei momenti difficilissimi emerge il suo rigore, il suo carattere, la sua intransigenza, soprattutto rispetto a eventuali comodità che potevano essere conquistate semplicemente chiedendo qualcosa al regime.

Questo, tra l’altro, è il contesto in cui incontra Joyce Salvadori Lussu. Quando chiesero a quest’ultima chiarimenti sul fatto che Emilio ritenesse di non poter avere una compagna e dei figli poiché condizionato dalla militanza politica, lei rispose che sbagliava. E, in effetti, la loro vita dimostrò che sbagliasse, perché fu una vita costantemente insieme, in famiglia prima dell’esilio e in politica dopo.

Emilio Lussu fu anche uno dei “Padri della Patria” come Costituente e membro della Commissione dei 75, in seno alla quale si fece portavoce delle prime istanze autonomistiche, non solo sarde. Fu poi Ministro sia nel governo Parri che nel primo governo De Gasperi. Infine, fu parlamentare e, in particolare, senatore dal 1948 al 1968.

Sono due, in particolare, le parole che utilizzerei per ricordare Emilio Lussu. La prima è autonomia: per Emilio Lussu l’autonomia era un modo di liberare l’individuo e le comunità dall’oppressione dello Stato. Numerosi, infatti, furono i suoi discorsi in Parlamento sul potere, sulla rappresentanza dello Stato da parte dei prefetti, sulla possibilità che il popolo si organizzasse nelle sue comunità autonome, anche per vincere le tentazioni di separatismo che allora erano ben presenti in alcune regioni. Si trattava, dunque, di un’autonomia integrata con lo Stato, di cui le regioni rappresentavano un elemento costitutivo. Basti pensare che quando si discusse l’articolo 9 della Costituzione, fu proprio Lussu a chiedere e ottenere che si parlasse di Repubblica e non di Stato.

La vita di Emilio Lussu non fu caratterizzata soltanto da anni di dura opposizione, ma anche da sconfitte politiche, soprattutto nella vicenda del Partito d’Azione, che abbandonò dopo avervi militato a lungo. Divenne poi senatore del Partito Socialista e del Partito Socialista di Unità Proletaria, in vicende che non lo videro acconsentire o aderire alla costruzione del centro-sinistra o delle evoluzioni che portarono i partiti laici e di maggioranza ad unirsi con il Partito Socialista e la sinistra. Contestò sin da subito quel sistema di potere.

Non a caso, l’introduzione di Fanfani nella prima edizione dei Discorsi Parlamentari lo ricorda come un durissimo critico ed oppositore di De Gasperi.

La seconda parola è Sardegna: Emilio Lussu si è sempre sentito sardo e come tale intervenne in Parlamento, prima come deputato e poi come senatore. Costante fu non solo la memoria, ma anche e soprattutto la pratica, la rappresentanza della sofferenza di quelle comunità, che tuttora si trovano in condizioni di difficoltà. Difficoltà chiaramente differenti, ma che ci sono e persistono. La Sardegna fu una costante della sua attività parlamentare.

A questo punto, vorrei richiamarne l’ideologia. Per farlo, citoun passaggio quasi conclusivo della sua esperienza parlamentare, che Guido Melis considera il testamento politico di Lussu. In uno dei suoi ultimi discorsi in aula affermava: “Io sono un socialista venuto al marxismo in 40 anni di vita politica, attraverso l’azione, sempre teso a capire la classe, la sua lotta, i suoi limiti, i suoi alleati, ma dichiaro che nell’Italia moderna nessuna pagina più grande e democratica è stata scritta all’infuori della nostra Resistenza, che ha vent’anni di vita. La più grande pagina democratica della nostra storia.”

Vorrei citare tre brevi incisi perfettamente descrittivi del suo carattere e su cui si è scritto molto. Il primo, tratto dalla biografia del professor Bistarelli il quale, citando Mario Isnenghi, afferma: “Una cosa è chiara, siamo alla presenza di un carattere: l’antica rara sintesi tra azione e prassi, che torna a incarnarsi ed esigere. Quest’uomo, ferocemente rivolto all’azione, fu così sereno nel lucidamente contemplare.”

Infine, un passaggio del 1928 a Lipari, quando Lussu, molto malato, scopre che sua madre aveva cercato di contattare Mussolini per aiutarlo: “Considero mio nemico personale chiunque voglia interferire nella mia posizione di confinato politico, per provocare qualunque provvedimento di clemenza.”

Queste parole mi sono rimaste impresse sin dalla prima volta che le ho lette: credo che quasi nessuno possa essere così capace di rimanere da solo in un momento di enorme difficoltà. È per questo che dobbiamo sempre avere degli esempi luminosi.

In sintesi, Emilio Lussu è stato un sardo e un italiano dalle qualità umane e politiche eccezionali. Come parlamentare, ha reso un grande servizio alle nostre istituzioni, al Senato della Repubblica e alla nostra Repubblica Italiana.