Audizione Prof. Cassese in Commissione Insularità. Il mio intervento.
https://webtv.camera.it/evento/25424
Qui l’intervento integrale.
Professore, la ringrazio molto. Credo di esprimerle un senso di gratitudine, non voglio dire a nome, ma comunque insieme a tutti i colleghi, perché la sua partecipazione ai lavori di questa Commissione dà conto di una importanza che noi speriamo sia accolta da tutti gli interlocutori istituzionali rispetto agli obiettivi che lei citava e che sono effettivamente alla base dei lavori della Commissione.
Io faccio una premessa brevissima.
La differenziazione nel riconoscimento di specifiche ed eterogenee sfere di autonomia è un obiettivo legittimo e auspicabile e non deve essere considerato un taboo, a maggior ragione in considerazione del fatto che le madri e i padri costituenti del 1948 aveva considerato indispensabile definire uno spettro di diversificazione “a fisarmonica” delle competenze, al fine di rispondere a esigenze specifiche connesse alla valorizzazione delle Regioni a cui fu riconosciuto lo Statuto speciale.
Ciò che però occorre evitare è operare in maniera massimalista, procedendo all’attuazione del regionalismo differenziato secondo una prospettiva puramente settoriale e tramite accordi bilaterali che rischiano di compromettere la tenuta complessiva di una riforma cruciale nella conservazione dell’equilibrio generale del sistema. La critica che in generale si rivolge al disegno di legge Calderoli riguarda l’impostazione della normativa, che sembra incentrata sull’obiettivo di soddisfare le richieste di singole Regioni, senza tenere in sufficiente considerazione l’impatto complessivo che ogni intesa esercita sull’assetto del bilanciamento tra territori.
Fatta questa premessa, mi farebbe piacere sottoporle alcune domande.
La prima.
Nel quadro della riforma Calderoli, alla luce delle materie potenzialmente assegnabili alle Regioni che ne facciano richiesta (che, si ricorda, sono ben 23, di ampio respiro e importanza cruciale nell’assetto dell’intero paese) come si collocano le due più grandi Regioni insulari italiane che, per inciso, sono a Statuto speciale? Ovvero, come si concilia l’esigenza di garantire l’eguaglianza sostanziale delle persone nelle regioni insulari, che per definizione devono sostenere costi aggravati per accedere a diritti e servizi essenziali, con il progetto di regionalismo asimmetrico?
La seconda.
Le Isole, che siano regioni autonome o territori di regioni a statuto ordinario, possono avere requisiti speciali ulteriori rispetto a livelli essenziali?
La terza.
E’ opportuno fissare un fondo perequativo ad hoc solo per le Isole?
La quarta.
E’ utile individuare un responsabile politico sull’insularità?
E infine: ci si può attivare con commissione UE per sollecitare ai sensi art. 174 Trattato una politica ad hoc per le isole di eccezione/esenzione insulare?