Autonomia differenziata: la sentenza della Consulta è una chiara bocciatura delle scelte del Governo
La sentenza della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata è una chiara bocciatura delle scelte di fondo del Governo e della maggioranza di destra, che ha tentato di compromettere l’unità del Paese e di colpire i diritti fondamentali dei cittadini.
La Corte finalmente stabilisce il principio per cui non è possibile trasferire indiscriminatamente alle Regioni competenze come l’energia, la tutela dell’ambiente, il commercio con l’estero o l’intera istruzione. Non si può trasformare l’Italia in un mosaico disgregato, dove ogni Regione fa per sé, senza considerare l’impatto sul resto del Paese.
Severo il giudizio anche sul sistema di finanziamento basato sul criterio della spesa storica: un parametro che riflette i costi passati e che può cristallizzare per le singole Regioni una spesa da un lato potenzialmente inefficiente, e dall’altro inferiore rispetto ai costi standard. Costi che, ribadisce la Corte tracciando un solco interpretativo categorico, devono essere determinati e finanziati prima di concedere ulteriori autonomie.
Inoltre la Corte aggiunge che il concorso agli obiettivi di finanza pubblica non può essere facoltativo: le Regioni che ottengono maggiori autonomie non potranno ritenersi esonerate dall’applicazione del principio di equilibrio di bilancio. Un principio fondamentale che serve a garantire la sostenibilità del sistema economico e preservare l’equità tra tutte le Regioni, evitando disparità ingiustificate e squilibri finanziari nel Paese. Il pericoloso modello di autonomia leghista ora dovrà essere modificato e, auspichiamo, aspettando la decisione della Cassazione sui quesiti referendari, giudicato dai cittadini.
Il Partito Democratico si farà garante in tutte le sedi dei principi costituzionali di unità, solidarietà e coesione.