Bankitalia, verità contro disinformazone
Mi sono reso conto, parlando in questo week-end con molte persone, che l’opera di disinformazione sulla parte del decreto-legge approvato la scorsa settimana relativa alla riforma dell’assetto proprietario della Banca d’Italia, è stata intensa e richiede un approfondimento.
L’argomento usato è stato: “avete regalato 7,5 miliardi dei cittadini alle banche private”. Si tratta di un argomento totalmente FALSO: il capitale della Banca d’Italia era già prima del decreto nelle mani dei privati, ovvero delle banche (le quali peraltro non hanno nessun potere sulla governance della Banca). Quel capitale, fermo al valore nominale di 156mila euro fissato nel 1936, con il decreto è stato solamente rivalutato. In più: si introduce un limite (che prima non c’era, e ora è al 3%) alla quota di partecipazione di ciascun istituto: i proprietari delle azioni le venderanno sul mercato per scendere al 3 per cento (ovvero, i soldi che andranno alle banche verranno dal mercato, non dallo Stato).
Un altro limite posto dal decreto riguarda il rendimento, che agli azionisti verrà riconosciuto in misura non superiore al 6 per cento del capitale investito (non più delle riserve): poiché il valore del capitale viene portato a 7,5 miliardi, il massimo dei dividendi attribuibili in futuro è di 450 milioni, una cifra inferiore al massimo oggi raggiungibile. Poiché gli organismi internazionali, e per ultima l’Unione Europea, hanno introdotto metodi più stringenti di valutazione dei rischi e requisiti patrimoniali più elevati, il beneficio dell’operazione per il sistema bancario consiste nel rafforzamento del patrimonio. Si affronta così, SENZA SPENDERE NEANCHE UN EURO DEL BILANCIO PUBBLICO, una delle cause principali della restrizione del credito bancario di cui soffrono soprattutto le imprese piccole e medie. In sintesi, maggiori opportunità di credito per imprese e cittadini.
Infine, perché la riforma di Banca d’Italia è stata legata all’IMU? Perché la copertura finanziaria per l’abolizione della rata IMU prima casa di dicembre è stata messa a carico del settore creditizio, finanziario e assicurativo, nonché della stessa Banca d’Italia, con l’aumento degli acconti IRES e IRAP e con un’addizionale straordinaria alle aliquote IRES, per un totale di 2,163 miliardi nel 2013 e 1,5 nel 2014. Oltretutto, dalla rivalutazione emergerà un introito fiscale aggiuntivo di circa un miliardo per il bilancio dello Stato.
Qui di seguito una serie di precise spiegazioni della questione, realizzata dal collega Marco Causi per il gruppo parlamentare del PD:
http://deputatipd.it/Documents/Documents/AssettoBancaItalia.pdf
Marco Meloni