Boccia: Orfini, applicando i suoi stessi assiomi, avrebbe dovuto dimettersi da tempo

Boccia: Orfini, applicando i suoi stessi assiomi, avrebbe dovuto dimettersi da tempo

“Con l’arroganza e la spregiudicatezza tipiche di chi è vittima di un egotismo ingiustificabile, oltreché di un’evidente ossessione culturale per la restaurazione socialdemocratica, Matteo Orfini gioca in queste settimane al ‘piccolo leader’. Dopo il totoministri di Ferragosto e le liste di proscrizione, ecco che arriva il proclama apodittico contro il montismo, quasi che il Pd negli ultimi 10 mesi non avesse approvato e votato in Parlamento tutti, dico tutti, i provvedimenti varati dal governo Monti. Ci sarebbe da sorriderne se non fosse che tutto questo rappresenta la negazione stessa del progetto del Partito democratico. Un progetto che è nato all’insegna della mescolanza tra le migliori tradizioni riformiste, della modernizzazione del Paese, del merito e delle competenze.  Applicando gli stessi assiomi di Orfini – che poi, a ben vedere, costituiscono il modo migliore per far perdere Bersani alle primarie – lui stesso avrebbe dovuto dimettersi da tempo, giacché il Partito che rappresenta, come componente della segreteria nazionale, negli ultimi 10 mesi ha approvato e votato in Parlamento tutti, dico tutti, i provvedimenti varati dal governo Monti.

Le sortite dei cosiddetti Giovani Turchi, inutile negarlo, meriterebbero, se fossero convinzioni del segretario, un congresso straordinario. Tesi che appaiono ogni giorno di più, su economia e welfare, l’esatto opposto del progetto riformista su cui sono nati prima l’Ulivo e poi il Pd. Non siamo arrivati sin qui per consentire una nostalgica rievocazione della socialdemocrazia in salsa PDS, con 15 anni di ritardo e sostenuta da un’idea della selezione della classe dirigente non fatta nella società ma tra funzionari politici, all’ombra di padri (che poi, come da tradizione, hanno rinnegato). Il Pd è nato per riformare il Paese e la politica italiana ripartendo dall’Europa e dall’Euro: sicuramente con chi c’era, ma soprattutto con chi non ha mai vissuto e votato prima Dc e Pci. È inevitabile che il segretario prenda le distanze da chi rinnega tutto quello che abbiamo votato in Parlamento in quest’ultimo anno. Sono certo che Bersani percepisca il rischio di una simile deriva, peraltro assolutamente minoritaria sul piano culturale nel Pd e sappia che un simile orientamento, senza una presa di distanza netta, necessiterebbe di un passaggio congressuale immediato perché rischierebbe di mettere in discussione tutto quanto fatto e detto finora, trasformando le primarie per la premiership in uno stillicidio e minando la coesione stessa del Partito Democratico”. Così Francesco Boccia, deputato PD.