Centodieci ragazzi per cambiare l’Italia

In pochi mesi sembra che tutto stia cambiando. E in meglio. Un vento nuovo di partecipazione soffia nel Paese, nel Mediterraneo, in Europa. Lo abbiamo avvertito con le amministrative: i giovani hanno saputo organizzarsi e, quando si sono candidati, spesso hanno vinto. È un segnale che non può essere disperso o confuso con l’indignazione e la mera protesta. Per questo è indispensabile imprimere da subito un’accelerazione forte nella costruzione della missione riformatrice del Pd. Una missione che miri a riattivare la crescita, fondandola sull’educazione di qualità, le politiche per l’equità generazionale e di genere, le regole e il merito.

Sulla base di questa consapevolezza abbiamo promosso il progetto Italia 110. Cambiare l’aria per non cambiare aria, la cui prima tappa si svolgerà oggi a Roma. Protagonisti 110 studenti, giovani studiosi e ricercatori, selezionati sulla base del merito con appello pubblico sul web che ha raccolto centinaia di candidature.

Con loro discuteremo di conoscenza e competitività, nuovo welfare e superamento delle disuguaglianze. Il tutto con un intento ben chiaro: rilanciare il ruolo dell’università quale luogo di cultura, innovazione e creatività, riferimento e stimolo nell’elaborazione programmatica del PD.

L’Italia che abbiamo in mente è un Paese che, appunto, non fa venire voglia di cambiare aria, cioè di andarsene via. Dobbiamo rifondarla sulla centralità della formazione e sulla necessità di dire la verità ai giovani sulle loro prospettive occupazionali.

Su una rinnovata connessione tra le vocazioni della formazione e le richieste delle imprese. Sul coinvolgimento dei corpi intermedi. Sulla consapevolezza che le regole non sono un optional, ma l’infrastruttura fondamentale della società.

Chi ha 30 o 35 anni non è un “ragazzino”. È una risorsa che deve essere messa in condizione di dare un contributo per “tornare alla crescita”, come ha auspicato recentemente Mario Draghi. Il nostro obiettivo è ricostruire, tutti insieme, un Paese nuovo, dove il vento delle amministrative trovi rappresentanza e non venga disperso dai profeti della conservazione o dagli alchimisti del politicismo retorico. Per vincere le prossime elezioni, quelle politiche, dobbiamo però essere prima di tutto consci del fatto che non le abbiamo già vinte.

E che sta a noi cogliere la profonda domanda di ossigeno e aria nuova che il Paese esprime, con responsabilità e proposte concrete: al centro la crescita e il futuro dei giovani, la dignità e la qualità del lavoro, la vitalità della democrazia. La fotografia ideale dell’Italia di domani, che per una volta contraddice gli stereotipi, è quella di un cestino di Piazza Duomo a Milano, il giorno dell’elezione di Pisapia. In mezzo a 50.000 persone in festa, le bottiglie vicino al cestino erano ordinate come non mai. Perché tutti volevano tenere la piazza pulita.