Cinque mosse e lo Stato è efficiente

La Pubblica Amministrazione? Una zavorra. Le regole? Un orpello da aggirare. Il rapporto tra politica e amministrazione? Una gelatina in cui tutti s’incagliano. È questo il mix di luoghi comuni sbagliati e rimostranze fondate con cui deve fare i conti il dibattito sulla PA nell’Italia di oggi, scossa dagli scandali, sempre più in bilico tra indignazione e rassegnazione. Dovremmo confrontarci sugli strumenti per trasformare la burocrazia in un fattore di sviluppo. Ci troviamo, invece, a commentare a intermittenza gli annunci populisti di Brunetta, la parentopoli di Alemanno, le inchieste sulla cricca di Balducci & Co. Nel frattempo, l’anti-federalismo di Berlusconi moltiplica strutture e adempimenti e aumenta tasse e spesa pubblica. Per i cittadini, ben pochi strumenti di valutazione e di ristoro contro le inefficienze di una PA poco trasparente e poco meritocratica, dalla quale fatalmente non possono che sentirsi distanti.
Eppure, non c’è ragione per cui anche noi non possiamo avere un moderno apparato pubblico. La PA fornisce servizi e beni immateriali essenziali; è la “spina dorsale” del Paese, che consente alle persone di spostarsi, di curarsi, di fare impresa, di formarsi e così via. Per questo dobbiamo costruire una PA al servizio dei cittadini e delle imprese, basata su regole certe e trasparenti, che favoriscano la garanzia dei diritti di tutti e la libera competizione nel mercato.

Questo è lo spirito che anima le proposte che portiamo oggi all’Assemblea nazionale. Partiamo da una premessa. La spesa pubblica nei prossimi anni dovrà essere necessariamente ridotta. Occorrerà una sistematica spending review per eliminare gli sprechi e premiare i risultati, settore per settore. In questo quadro, anziché annunciare periodicamente la “grande riforma della PA” – velleità che si rivela fallimentare, come il caso Brunetta dimostra – si deve dare continuità ai processi di riforma: attuazione e manutenzione delle leggi, miglioramento dei processi, cittadini e risultati al centro.

E poi azioni mirate sui capitoli cruciali. Ne indichiamo cinque. Primo, la legalità: il Pd propone, tra l’altro, una revisione da cima a fondo della normativa sulle gestioni speciali e commissariali come quelle della Protezione civile – da limitare all’indispensabile, e sempre con un regime di trasparenza- e incompatibilità radicali per magistrati e avvocati dello Stato, così da spezzare qualsiasi commistione tra politica, amministrazione, interessi privati e giustizia. Secondo, l’efficienza della macchina pubblica, con la riduzione del numero dei ministeri, gli uffici periferici dello Stato unificati in un unico Ufficio territoriale, la mobilità del personale dal livello centrale a quelli territoriali. Col federalismo serve uno Stato centrale più snello ma più forte. Terzo, la valutazione. Brunetta sul punto ha fallito, concentrandosi su schemi burocratici e punitivi, piuttosto che sui risultati. Ora bisogna voltare pagina, per una valutazione realmente indipendente dal governo ed estesa a tutta l’amministrazione. Quarto, i diritti dei cittadini-utenti: trasparenza totale, class action effettiva, immediata adozione della direttiva Ue sui tempi dei pagamenti delle PA. Infine, il merito e i concorsi. Secondo la Costituzione “agli impieghi nelle PA si accede mediante concorso”. Un principio nella pratica violato, che deve essere reso effettivo con misure drastiche: concorsi unici affidati a un organismo esterno indipendente, limiti rigorosissimi per i rapporti atipici, divieto di attivare contratti “precari” prima dell’esaurimento delle assunzioni di idonei, mobilità nelle carriere fondata sul merito. La trasparenza nelle assunzioni è un tema decisivo e rientra tra gli impegni che i democratici con incarichi pubblici assumeranno in ogni caso, aderendo a uno specifico Codice di responsabilità.

In conclusione, un grande storico francese molti anni fa parlava di “insostenibile leggerezza dello Stato” italiano. Con queste proposte vorremmo conservare la stessa leggerezza ma, al tempo stesso, costruire uno Stato efficiente, moderno e consapevole della propria missione.

Marco Meloni è responsabile nazionale del Pd per la Pubblica Amministrazione. Oriano Giovanelli è presidente del Forum Pd per la Riforma della PA e l’Innovazione.