Costi della politica e riforma previdenziale

Ridurre i costi della politica, non limitandosi a scorciatoie giornalistiche ma con atti concreti ed attuabili, non è un’utopia.
Ieri la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e la Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome hanno assunto un impegno preciso: abolire, entro 6 mesi, i vitalizi dei consiglieri. Proposte analoghe sono state presentate già dai gruppi nel PD in diverse Regioni, come in Sardegna. L’auspicio è che ora i Consigli regionali provvedano con la massima rapidità.
Mi auguro che lo stesso avvenga per i parlamentari: chiediamo che la Camera calendarizzi subito la proposta presentata dal vicesegretario del PD, Enrico Letta, per la revisione del trattamento pensionistico di deputati e senatori.
Dobbiamo essere consapevoli che si tratta di provvedimenti indispensabili per riattivare la fiducia dei cittadini e ridare alle istituzioni rappresentative la credibilità e la forza necessarie per adottare le riforme necessarie. In particolare, un governo serio – e non ostaggio dei veti tardo-leghisti – anziché raccontare frottole a Bruxelles, avrebbe potuto puntare a riorientare risorse a favore dei giovani, con un intervento molto più coraggioso sul sistema previdenziale, che preveda un immediato innalzamento dell’età di pensionamento (con incentivi e disincentivi), superando le pensioni di anzianità, equiparando uomini e donne.
Avrebbe potuto farlo se avesse in mente il futuro del Paese, e non qualche settimana in più di sopravvivenza, e se non avesse avuto la capacità di dare un buon esempio su costi della politica e abolizione dei vitalizi per i parlamentari: invece, come Berlusconi prova a ingannare i partner europei, allo stesso modo il ministro delle riforme, Roberto Calderoli, finge di essere il nemico della casta ma confina le riforme in complessi e improbabili disegni di grande riforma costituzionale, destinati con tutta evidenza a finire in un binario morto.