Dal governo ancora una chiusura cieca e irresponsabile sull’Università

Nonostante il saggio invito del presidente Napolitano, il quale, dopo aver richiesto costantemente nei mesi scorsi una maggiore attenzione e risorse adeguate per l’Università, oggi invita a non ignorare il malessere espresso dalle proteste pacifiche di queste settimane, il Ministro Gelmini, dietro parole di apparente apertura agli studenti e a quanti esprimono il loro dissenso rispetto alla sua legge, non concede alcuno spazio al dialogo e alla modifica del provvedimento.

È ormai chiaro a tutti che chi manifesta difende il diritto allo studio, garantito dalla Costituzione ma ormai negato: siamo ultimi in Europa per investimenti in Università, e a differenza dei partner europei, il governo in questi anni li ha ridotti di un ulteriore 20%, tagliando del 90% in tre anni le risorse per il diritto allo studio; frequentare l’università è sempre più un lusso, e così negli ultimi 6 anni all’università si è iscritto il 14% di studenti in meno, mentre entro il 2020 per l’UE dovremmo raddoppiare il numero dei laureati.

Il ddl Gelmini non fa che peggiorare i problemi, visto che non prevede nulla – né risorse, né strumenti normativi adeguati – per gli studenti; ridurrà drasticamente la qualità della ricerca e della didattica, sempre più affidate a un precariato senza prospettive, visto che il numero dei professori di ruolo verrà dimezzato e nessuna misura condurrà a ringiovanire la classe docente più anziana del mondo; non migliorerà l’efficienza degli atenei, visto che ne comprime l’autonomia e non prevede regole chiare per l’assegnazione delle risorse in base alla valutazione. Merito, efficienza, lotta ai baroni sono slogan privi di alcun contenuto.

È una legge sbagliata nella sua impostazione, che segna un ulteriore affossamento della funzione dell’università, sede primaria della ricerca, fattore decisivo per la competitività della nostra economia e per la mobilità sociale, mentre l’università ha bisogno di un intervento riformatore innovativo e coraggioso. Ancora una volta, nell’Aula del Senato, abbiamo presentato un quadro di proposte chiaro, che questo governo traballante, appeso ai Razzi e agli Scilipoti, continua a ignorare con arroganza, mostrandosi cieco di fronte non solo all’opposizione parlamentare, ma a un Paese che non condivide questa riforma – lo dicono le indagini demoscopiche – non perché non voglia riforme, ma perché ha compreso che disinvestire in conoscenza significa condannarci a un futuro di sottosviluppo.

Un governo irresponsabile anche perché accompagna a questa chiusura messaggi pericolosissimi, dalle provocazioni incendiarie di Gasparri al tentativo di comprimere i diritti costituzionali dei cittadini: tutto per impedire un confronto nel merito della riforma e di distinguere i comportamenti violenti e criminali, che devono essere condannati fermamente, dalle pacifiche manifestazioni di dissenso delle migliaia di studenti e ricercatori, che vedono dinanzi a sé un governo cieco rispetto alla loro domanda di futuro.

Se ancora una volta deciderà di andare avanti senza sentire ragioni, il governo si assumerà la grave responsabilità di approvare una riforma sbagliata, priva di copertura finanziaria, che richiederebbe anni per essere attuata, adottata senza ascoltare il Paese e senza alcun riguardo per il malessere delle giovani generazioni. Tutte cose che un governo di minoranza non dovrebbe permettersi di fare. Tutte cose che condurranno il Partito democratico e le forze di opposizione ad impegnare i prossimi mesi per presentare al Paese le proposte per un intervento serio, rigoroso, lungimirante, che faccia della ricerca e dell’università il cuore del nostro progetto per il rilancio dell’Italia.

Marco Meloni, responsabile Pd Università e ricerca