Decreto Fare: l’Italia entra nell’Europa del diritto allo studio
“Se i prossimi passaggi parlamentari dovessero confermare le norme sulle borse di mobilità e sul programma nazionale di diritto allo studio, approvate stamane con due emendamenti al “decreto Fare” dalle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera, si aprirà una pagina nuova per gli studenti italiani e il loro . È una piccola rivoluzione per i diritti, il merito e la mobilità, dovuta al lavoro di governo e Parlamento, che mantiene la promessa su un punto fondamentale della proposta del PD in campagna elettorale. Infatti dai 25.000 ai 40.000 (dipenderà dai criteri fissati dal governo) studenti “capaci e meritevoli, ancorché privi di mezzi”, in più all’anno potranno avere una borsa di studio ed il diritto allo studio potrà contare – oltre che sul sistema di borse regionali attualmente in vigore – su un secondo polmone, su base nazionale, capace di garantire effettivamente a tutti gli studenti di scegliere liberamente in quale università studiare. Si tratta di un primo passo e di programmi che dovranno essere potenziati, con l’obiettivo di raggiungere entro la legislatura una percentuale di studenti che usufruiscono di borse di studio simile al resto d’Europa. Dobbiamo colmare un grande divario, e passare dal 7% ad almeno il 20%.
Ora, fissato questo fondamentale principio, occorre che governo e Parlamento intervengano su due fronti: il primo è la riduzione decisa delle tasse universitarie, anche in questo caso per portarle nella media dei Paesi dell’Europa continentale e per fermare l’allarmante calo delle immatricolazioni, in un Paese che ha bisogno di molti più laureati; il secondo è il ripristino immediato di una dotazione adeguata delle risorse statali ordinarie per l’Università, già ridotte del 15% negli ultimi 5 anni”.
Lo dichiara Marco Meloni, responsabile Istruzione, Università e ricerca del Partito Democratico e primo firmatario degli emendamenti.