Arpas, ecco la delibera segreta sulla nomina di Ignazio Farris

EOLICO. Mentre circola senza conferme la notizia delle dimissioni di Farris dal vertice dell’Arpas, spunta la delibera fantasma con cui fu nominato nell’agosto del 2009. E si svelano le trattative che portarono la giunta a imporre il suo nome agli alleati. Cappellacci disse: abbiamo un’esigenza. Il Pd. “Annullare subito tutti i suoi atti”

CAGLIARI. Nel giorno del mistero delle dimissioni di Ignazio Farris spunta la delibera ‘fantasma’ sulla sua nomina a direttore dell’Arpas. La Procura di Roma che indaga sull’affaire eolico in cui sono coinvolti Ugo Cappellacci, Denis Verdini e Flavio Carboni, l’ha già acquisita perché il caso Farris sarebbe centrale nel capitolo sardo dell’inchiesta giudiziaria. Che è anche un terremoto politico. Il governatore conferma la linea del silenzio (parlerà in Consiglio regionale il primo giugno), l’assessore Gabriele Asunis (indagato o no?) sbotta: “No al tritacarne”.

Nella primavera del 2009 la direzione dell’Arpas, secondo il Manuale Cencelli del centrodestra, sarebbe dovuta andare all’Udc: il segretario Giorgio Oppi voleva affidarla a Emilio Simeone, l’assessore all’Ambiente (ora manager della Asl di Cagliari) del quale egli avrebbe preso il posto in giunta a luglio. Ma all’ultimo momento, poco prima o in un tavolo collegiale dei partiti di maggioranza o durante la seduta del 6 agosto, l’Arpas è stata rivendicata dal Pdl senza tante spiegazioni: “Abbiamo un’esigenza”.

A fare il nome di Farris in giunta è stato Cappellacci: Farris aveva partecipato al bando ed era risultato tra gli idonei. Ma a fare il nome di Farris a Cappellacci (da qui l’ipotesi dell’abuso d’ufficio per il governatore, che però come gli altri è indagato anche per corruzione) era stato Denis Verdini. E al coordinatore nazionale del Pdl la richiesta era stata fatta da Flavio Carboni, che l’aveva posta come condizione essenziale per la sua partecipazione all’operazione eolico in Sardegna come capofila di una serie di società interessate agli investimenti.

La richiesta del Pdl all’Udc non aveva destato alcun sospetto perché nelle trattative sulle nomine il manifestare un'”esigenza” non ha una valenza negativa, ma serve a spiegare uno spostamento degli equilibri politici interni: accontentare uno anziché un altro.

Di tutto questo nella delibera «fantasma» (mai pubblicata sul sito istituzionale della Regione) non c’è ovviamente traccia. Anche se taluni, leggendo il curriculum allegato, hanno evidenziato che forse Farris non aveva tutti i titoli: vanta una lunga esperienza da “direttivo” ma non avrebbe una sufficiente anzianità da “dirigente”.

Sulle dimissioni non confermate di Farris hanno preso posizione ieri i consiglieri regionali del Pdl Luigi Lotto, Giampaolo Diana, Pietro Cocco, Marco Meloni, Gavino Manca e Antonio Solinas per dire che «il penoso balletto non fa altro che aumentare l’indignazione di quanti credono che l’etica sia un valore imprescindibile per chi è chiamato a gestire la pubblica amministrazione». Come hanno già fatto diversi esponenti del centrodestra, anche i consiglieri del Pd hanno ribadito la richiesta delle dimissioni ufficiale del direttore dell’Arpas e della revoca di tutti gli atti finora espressi.

Perché Flavio Carboni voleva Ignazio Farris a tutti i costi alla guida dell’Agenzia per l’ambiente? Lo dovrà chiarire la magistratura. Quel che è certo è che il discusso uomo d’affari – secondo quello che risulta agli inquirenti – stava consolidando vecchi rapporti e costruendo una nuova rete di amicizie nell’isola proprio per fare affari con l’eolico. Tra i suoi nuovi collaboratori risulta esserci Pinello Cossu, consigliere provinciale di Iglesias, che Carboni avrebbe aiutato nella campagna elettorale per le regionali (nel Pdl) e poi incaricato di cercare terreni in vendita nel Sulcis-Iglesiente dove poter realizzare parchi eolici. Sui terreni di questa zona Carboni avrebbe tenuto contatti molto stretti anche con altri personaggi, forse indagati, dei quali però non si hanno riscontri presso la Procura di Roma.

Un Carboni attivissimo anche nei rapporti con la giunta regionale. L’uomo d’affari ha riferito dei suoi contatti con Cappellacci, il quale però ha ridimensionato la circostanza parlando di incontri occasionali. Cappellacci ha invece ammesso che a chiedergli la nomina di Ignazio Farris è stato Verdini ma come leader nazionale del partito (senza cioé il riferimento alla sollecitazione di Carboni).

Secondo indiscrezioni relative alle intercettazioni telefoniche l’a ttivismo di Carboni presso le istituzioni regionali si sarebbe concentrato anche sull’assessore Gabriele Asunis, la cui iscrizione nel libro degli indagati è stata ufficialmehte smentita: “Non è indagato a Roma”, ha fatto sapere la Procura. Ha ricevuto avviso di garanzia? “Assolutamente no – ha risposto Asunis – e del resto non vedo perché dovrei essere indagato”. Forse per i suoi rapporti con Flavio Carboni e per essere finito nelle intercettazioni? “Trovo francamente seccante e fastidioso – ha risposto ancora l’assessore – finire in questo quotidiano tritacarne. Sarebbe meglio che tutti lasciassimo lavorare tranquillamente la magistratura e aspettare fiduciosi l’esito delle indagini”.