Fiom, il Pd si sfila «Incompatibili con i No Tav sul palco»
Alla fine un merito i NoTav lo hanno: aver (quasi) ricompattato il PD sulla posizione da tenere rispetto alla manifestazione del 9 marzo della Fiom. Il Pd non ci sarà perché sul palco del sindacato cacciato via dalla Fiat saliranno quelli che la Tav non lo vogliono proprio. La decisione è arrivata ieri, durante una segreteria che al tema ha dedicato parecchio del suo spazio: giusto interloquire anche con chi «non la pensa esattamente come noi», ha spiegato Pier Luigi Bersani, ma il Pd deve tenere insieme ascolto delle «aree di sofferenza» nel Paese e sostegno al governo Monti. Acrobazia. Ma il segretario erano giorni che sentiva la pressione dell’ala montiana del suo partito, assolutamente contraria alla partecipazione alla manifestazione di venerdì, e dopo le vicende No- Tav tutto si era fatto più complicato. Tanto che, se la piattaforma iniziale trovava d’accordo molto dirigenti vicini al segretario, dal responsabile Lavoro Stefano Fassina, a Cesare Damiano, è pur vero che il numero uno del Nazareno sulla No Tav era stato chiaro: nessuna ambiguità verso chi prende iniziative che non si muovono nella legalità. E così è stata proprio la partecipazione dei NoTav a segnare la linea di confine: lo stesso responsabile Cultura, Matteo Orfini, nei giorni scorsi era stato chiaro: «Se unsolo esponente del movimento viene invitato sul palco, me ne resto a casa». Decisione confermata ieri: non andrà.
LA PIATTAFORMA Fassina aprendo i lavori ha rimarcato «i limiti alla rappresentanza sindacale presenti nelle aziende del gruppo Fiat, il mancato reintegro di tre lavoratori alla Sata di Melfi, i rischi di discriminazione sindacale a Pomigliano » e ha espresso preoccupazione per la mancanza di un piano industriale per il 2010. Proprio i motivi che lo avevano spinto a partecipare all’iniziativa di venerdì, «ma la manifestazione si è caricata anche di altri contenuti, in particolare la Tav, oggi al centro dell’agenda politica e causa di inaccettabili episodi di violenza». «La piattaforma della manifestazione – aggiunge Orfini – con i suoi quattro punti non è contro il governo, ma puramente sindacale e abbiamo voluto che questo fosse messo a verbale. Ma la nostra perplessità è sorta poiché la stessa Fiom si sta discostando da quella piattaforma visto che sul palco si parlerà di altre cose e saliranno anche i No Tav». E se nel partitosono piovute dichiarazioni di plauso alla decisione della segreteria e dell’ala labour, dalla Fiom Maurizio Landini non fa attendere la risposta: «Noi siamo coerenti. Non capisco questa decisione e se alla nostra manifestazione parla un No Tav non significa che cambi disegno. Tra l’altro alla nostra iniziativa abbiamo invitato il presidente della comunità montana della Val di Susa, che è un iscritto al Pd. Poi rispettiamo la decisione di ogni forza politica e il Pd si prenderà le proprie responsabilità». E ricorda che la Fiom al congresso del 2010 votò «tre documenti di appoggio ai No Tav, ai movimenti contro il nucleare e a quelli per l’acqua pubblica. Il 16ottobre in piazza, con tanti esponenti politici non avevamo cambiato idea. Non è che si scopre ora che noi siamo No Tav. Ricordo che dal palco parlerà una figura istituzionale e trovo singolare che lo si consideri un pericoloso estremista».
MAC’È CHI ANDRÀ «Molto positiva» la decisione «dei colleghi » di non andare al corteo, commenta invece dal fronte democrat MarcoMeloni, «merita apprezzamento, soprattutto dopo tante incertezze, quanto ha dichiarato Stefano Fassina circa la sua rinuncia a partecipare alla manifestazione della Fiom», aggiunge Beppe Facchetti, responsabile economico dei Liberal Pd. «Decisione sbagliata», replica dal fronte opposto Vincenzo Vita mentre arriva ad un seminario, da lui stesso organizzato dal tema piuttosto chiaro, «A sinistra della crisi», tra gli ospiti proprio Landini. «Quella della segreteria Pd mi sembra una decisione molto tattica e politicista – aggiunge- . Io andrò alla manifestazione e questa iniziativa di stasera è un modo per ribadirlo». Sulla stessa linea Paolo Nerozzi: «Anche io andrò al corteo perché non è il partito che dà linea sulle manifestazioni: questa è un’abitudine, sbagliata, che si è presa negli ultimi dieci anni. Il sindacato ha una sua autonomia e la partecipazione alle iniziative dei sindacati deve essere lasciata alla libertà personale dei dirigenti, anche in rispetto della loro storia. È o no antidemocratico che un sindacato venga cacciato via da una fabbrica? È o no grave che un giornale, l’Unità venga vietato dentro la fabbrica? Se queste cose sono gravi allora ci sono già due buoni motivi per andare alla manifestazione».