Il futuro sia basato su equità e crescita

Il futuro sia basato su equità e crescita

Cosa dovrebbe fare il PD perché “le idee e le energie” di Matteo Renzi rafforzino la sua proposta (e vittoria) alle elezioni? Questa, in sintesi, la questione posta da Chicco Porcu. Anzitutto, sottoscrivo quanto egli ritiene “non si debba” fare, ovvero “offrire posti”. Non è questo il tenore del confronto, e l’averlo affermato con chiarezza gli fa onore.
Concordo meno sugli aspetti “generazionali” e di contenuto. Sia negli ultimi anni che durante le primarie, il rinnovamento del PD è stato notevole, maggiore che in qualsiasi altro partito. Oggi accelera, anche grazie a Renzi. La rappresentazione di una vecchia socialdemocrazia “tassa e spendi” contrapposta ai moderni liberal, poi, è macchiettistica. Non siamo più nel secolo scorso, né negli anni 70 né negli anni 90. Il PD ha dimostrato affidabilità sostenendo le riforme di Monti, e intende proseguirle e migliorarle. Ma un punto deve essere chiaro: dopo gli abissi di disuguaglianza del trentennio conservatore, l’idea di futuro dei democratici e dei progressisti si fonda sul binomio “equità e crescita”.

Anche alle primarie, il vero confronto è stato tra chi considera la coesione sociale (senza cui la democrazia si dissolve) come risorsa, e chi sottovaluta il tema. Europa politica, lotta alla corruzione, controllo della spesa sono, per noi, la via per investire in settori essenziali per lo sviluppo – a partire da istruzione e innovazione – e per rilanciare il welfare. Il modello sociale europeo vacilla: nel concreto, salute, istruzione, sicurezza rischiano di dipendere solo dal benessere individuale. Non per colpa del destino, ma per scelte politiche: per questo, quando parliamo di tasse, intendiamo per esempio ridurle per gli studenti universitari, mentre Renzi proponeva di aumentarle senza limite; e difendiamo l’efficienza del Servizio sanitario nazionale rispetto ai modelli assicurativi anglosassoni.
Oggi il ritorno di un Berlusconi incartapecorito rende ancor più inaccettabile la favola, cui anche Renzi ha dato credito, per cui nei vent’anni scorsi “siamo stati tutti uguali”. Partiamo da casa nostra: nel 2009 c’erano le telefonate all’amico Putin per Eurallumina. Due temi (purtroppo) ancora attuali, accordo sulle entrate e zone franche urbane, vennero realizzati in pochi mesi dal centrosinistra, e poi totalmente disattesi dalla destra. Se la Sardegna è la regione, insieme alla Calabria, in cui il divario tra Bersani e Renzi è maggiore (73,5% contro 26,5%), non è un caso.

La sofferenza sociale è ormai oltre il tollerabile. Chi conosce i problemi, chi dà risposte serie? C’è enorme differenza tra chi considera il Sulcis un’entità fantasma e chi conosce quel sistema industriale e ambientale, e perciò si batte per la “buona battaglia” sarda in Parlamento (ora forse vanificata dall’irresponsabilità del PDL). Bersani parla all’Italia e alla Sardegna che soffrono, senza cedere sugli impegni di governo che impegnano tutta la coalizione. Ha il merito di aver portato fin qui il PD, di cui Renzi, con «le sue idee e la sua energia», è un esponente sempre più importante.

Siamo il partito della responsabilità e dell’innovazione, la risorsa fondamentale per un’Italia che guarda al futuro e non merita di tornare al passato.

 

*articolo pubblicato su l’Unione Sarda, mercoledì 12 dicembre 2012