“IL PD Bersani-Letta? Un PD di sfida”

«Dobbiamo impedire che il Nord venga consegnato alla Lega». La prima intervista di Enrico Letta da vice segretario del PD è una sfida all’asse Berlusconi-Bossi. Con una proposta rivolta in primo luogo all’UDC: «A questo punto, favoriamo alleanze che impediscano che le regioni più avanzate e produttive siano oggetto di scambio, neanche fossimo ai tempi del pre-Risorgimento»

Onorevole Letta, perché questo appello alla unione sacra contro la Lega?
«Ma insomma, le regioni più avanzate del Paese dovrebbero finire in mano a chi, invece di favorire l’inglese nelle scuole, propugna l’introduzione dei dialetti? Suvvia. Con il diktat di Bossi – «Piemonte e Veneto a noi» – avallato da Berlusconi, si sono scoperte le carte e nel centro destra sono destinati ad acuirsi i conflitti. Alla base c’è uno scambio, la Lega si fa guardia pretoriana per alcuni provvedimenti che interessano esclusivamente il premier.

E il Pd come intende contrastare questo disegno?
«Con una “Alleanza per salvare il Nord”, la promozione di un asse Pd-Udc-Liste Civiche per evitare di consegnare il Nord alla Lega. Come ha proposto anche Cesa. Ci sono tanti e tanti moderati del centro-destra che non se la sentono di vedere Piemonte e Veneto appaltati ai leghisti, senza alcuna scelta autonoma dei territori alla faccia del federalismo».

Quello di Bersani-Letta è un Pd anti palazzo Chigi?
«È un Pd di sfida. Un Pd conscio del fatto che l’alternativa all’attuale maggioranza non passa attraverso la scorciatoia dell’attacco alla persona del premier, alla sua figura. Il nostro messaggio è preparare l’alternativa mettendo uno sull’altro i mattoni che servono per costruirla».

Vediamoli questi mattoni.
«Lanciamo a governo e maggioranza una doppia sfida: sulle riforme e sulla crisi, come anche il presidente Napolitano ha invitato a fare. Le riforme: il centrodestra vuole riformare parti della Costituzione con i due/terzi in modo da evitare il referendum? Bene, siamo pronti a fare la nostra parte in Parlamento su riforma del bicameralismo, Senato delle regioni, riduzione dei parlamentari. E anche sulla legge elettorale, dove va eliminato l’obbrobrio delle liste bloccate con i parlamentari scelti da pochi capi».

E sulla giustizia?

«Anche qui, pronti al confronto, ma per una giustizia dalla parte del cittadino, riforme che non modifichino i processi in corso. Il problema è: l’interlocutore è Ghedini, l’avvocato del premier, o la Presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno? Nel primo caso il confronto lo vedo molto difficile».

La seconda sfida?
«E’ quella per uscire dalla crisi. Quindi: riforma degli ammortizzatori sociali, riduzione delle tasse sul lavoro, credito e liquidità per la piccola e media impresa. La nostra proposta è di andare a due sessioni parlamentari ad hoc, una sulle riforme e l’altra sulla crisi, governo e maggioranza dovrebbero cogliere questo segnale, come già qualche mente più aperta ha mostrato di fare. E c’è un altro campo di riforme dove è possibile un serio confronto, l’università».

Una intesa con la Gelmini sull’università?
«C’è la nostra disponibilità ad affrontare senza pregiudiziali la riforma dell’università della Gelmini che contiene cose positive. Dico di più: se il governo eliminasse i tagli sull’università, si potrebbe insieme fare una buona riforma in Parlamento».

Sul fronte interno del PD, il duo Bersani-Letta come troverà spazio a quanti sono rimasti perplessi se non ostili, come Marini?
«Questo Pd ha un segreatio scelto da primarie vere, legittimato sul serio da tre milioni di persone. Questo dà a Bersani, a tutti noi, la forza per rappresentare tutti e tutte le istanze. Avremo un assetto unitario che coinvolgerà anche le istanze rappresentate da Marini e Fioroni».

di Nino Bertoloni Meli