La chiusura delle centrali a carbone entro il 2025 in Sardegna è pura propaganda

La chiusura delle centrali a carbone entro il 2025 in Sardegna è pura propaganda

Nella foga di apparire ambientalista, pur in un governo che predica il contrario e che con il capogruppo al Senato di FDI è addirittura negazionista dei cambiamenti climatici, il ministro Pichetto Fratin, al festival Green&Blue, da per certa la chiusura delle centrali a carbone in Italia entro il 2025 o anche prima, peraltro citando solo le due centrali di Civitavecchia e Brindisi e ignorando le due centrali presenti in Sardegna, del Sulcis (Enel) e di Fiumesanto (EPH).

Quindi delle due l’una: o il Ministro è debole in geografia e per lui la Sardegna non fa parte del Paese, oppure dovrebbe spiegare come sia possibile chiudere le centrali a carbone esistenti nell’Isola.

In Sardegna non ci sono certezze sull’arrivo del metano, fondamentale nella transizione energetica italiana ed europea ma bloccato da fattori politici e giuridici di cui sono responsabili la Regione Sardegna quando il Governo. Inoltre è previsto solo nel 2028 il completamento delle linee elettriche sottomarine progettate da Terna. I tempi dettati dal Ministro quindi non coincidono con quelli previsti per la realizzazione delle infrastrutture che permetterebbero anche alla Sardegna di affrontare la decarbonizzazione. A meno che non si voglia lasciare ai sardi solo l’uso del fuoco per il calore e delle candele per l’illuminazione.

Al momento, la conseguenza della cancellazione della Sardegna dalla cartina geografica del Governo e dell’insipienza della Giunta Regionale è che le aziende e gli investitori non sanno come orientarsi e conseguentemente rinviano, quando non vi rinunciano del tutto, gli investimenti, spesso con effetti irreversibili.

La sfida della transizione energetica va affrontata con serietà e coinvolge tutto il Paese, Sardegna compresa.

Marco Meloni, Senatore della Repubblica
Silvio Lai, Deputato