La squadra di Letta avvisa: la premiership non è già decisa

La squadra di Letta avvisa: la premiership non è già decisa
Epifani conferma la data. I fedelissimi del premier pronti a dare battaglia a Renzi

di Antonio Pitoni,  La Stampa del 23 settembre 2013

Il giorno dopo, Matteo Renzi, che il 5 ottobre terrà a Bari la convention (stamane sarà a Omnibus La7) per il lancio della sua campagna congressuale, sceglie la via del silenzio. «L’8 dicembre bisogna votare, basta con le figuracce», dice però ai fedelissimi. E alla fine, sulle scadenze, pure il segretario Guglielmo Epifani, dal palco della festa di Modena, non ha potuto far altro che concordare: «La data delle primarie non cambierà».

Parole che, come prevedibile, hanno riportato allo stadio dì massimo allarme l’ala lettiana del Pd. «Bene, proviamo a farle l’8 dicembre. È ovvio poi che in caso di voto nessuno negherebbe a Letta la stessa possibilità concessa a suo tempo a Renzi di correre alle primarie per la premiership», avverte Marco Meloni. Che nella fretta del sindaco di Firenze vede, però, anche dell’altro. «E’ evidente che questa attenzione spasmodica alla data sia legata ad un disegno per andare da soli e subito alle elezioni», fa notare il deputato vicino al presidente del Consiglio, evocando il rischio di una sorta di «replay» del 2008 con Veltroni. «Per questo, se fossi in Renzi, chiederei di far slittare le primarie e di tenerle più avanti. Diversamente, dare la sensazione di voler provare a provocare le elezioni
adesso, sarebbe il miglior regalo a Berlusconi che riesco a immaginare».

Timori, insomma, che neanche le rassicurazioni di Epifani sono bastate a stemperare. «In direzione ha assicurato il segretario del Pd si chiuderanno tutte le questioni, abbiamo approvato la data, abbiamo approvato nei fatti il regolamento». Sebbene senza riuscire a cambiare lo statuto, «non per via del numero legale» ma per «la maggioranza qualificata» richiesta per le modifiche, il leader dei democratici resta fiducioso: «Credo che si troverà il modo perché si rispetti anche quello che volevamo affermare cambiando lo statuto: e cioè che il segretario che andremo ad eleggere non sarà automaticamente anche il leader della coalizione». Magari sottoscrivendo un impegno in tal senso. Rassicurazione a Enrico Letta che, in caso di ascesa,1’8 dicembre, del sindaco di Firenze al doppio soglio di segretario e candidato premier, vedrebbe altrimenti indebolito tanto il suo esecutivo quanto il suo stesso ruolo. Insomma, lascia presagire Guglielmo Epifani, dovesse cadere il governo, come accaduto per Renzi, anche a Letta dovrà essere data la possibilità di correre per la premiership. Aspetto sostanziale tutt’altro che irrilevante che, tuttavia, non ha trovato riconoscimento formale con la fumata nera di sabato sulla quale hanno pesato, oltre all’assenza di qualcosa come 500 delegati, le solite tensioni tra correnti che hanno fatto, alla fine, saltare il banco dell’Assemblea nazionale del Pd. Con le regole derubricate a semplici «raccomandazioni». Che se non altro hanno fissato le tappe del cronoprogramma: direzione nazionale (che sarà spostata da venerdì a lunedì per la concomitanza del consiglio dei ministri), candidature 1’11 ottobre per chiudere il cerchio, 1’8 dicembre, con le primarie. Ma senza accordo sulla modifica dell’articolo 3 dello Statuto, quello che dispone la coincidenza tra i ruoli di segretario e candidato premier. Stasera la commissione congresso del Pd tornerà a riunirsi. In agenda il regolamento da proporre alla direzione per conciliare le primarie dell’8 dicembre con l’attuale statuto. «Caos? Non direi, ci sono dei punti fermi: una data certa e uno statuto vigente, ci sono quindi tutte le condizioni per fare il congresso fa notare il renziano Guerini, componente della commissione -. Pensare di tergiversare e continuare in questo balletto penoso o, peggio, impedire lo svolgimento del congresso vuoi dire voler ammazzare il Pd».

GLI UOMINI DI ENRICO
«La possibilità di correre al sindaco in passato
fu garantita»
IL SEGRETARIO RASSICURA
«Il leader del partito non sarà automaticamente quello della coalizione»
L’iter controverso «In direzione si chiuderanno tutte le questioni, abbiamo approvato nei fatti anche il regolamento»