La svolta europeista di Milia divide il Pd

Per Silvio Lai, il primo a candidarsi alla segreteria regionale del Pd, «ha ragione Graziano Milia» con le sue tesi per un partito autonomo da Roma ma che guardi all’Europa. «Niente di nuovo» invece secondo Francesca Barracciu, colei che sembra ormai destinata a contendere a Lai la leadership. Insomma, pur senza candidarsi alla segreteria Milia suscita discussione sulle proprie idee per il «Pd della Sardegna», corredate anche da una bozza di nuovo simbolo. Il congresso regionale non si terrà che in autunno, ma ormai il confronto politico è avviato.

IL PUNTO Per ora nel Pd c’è dunque un candidato (Lai), un non-candidato (Milia) e una quasi-candidata (Barracciu). Quest’ultima non svela ancora le sue intenzioni, ma tutti pensano che nei prossimi giorni accetterà di correre per la segreteria. Dovrebbe essere la rappresentante unica, nell’Isola, di Franceschini.

Lai sosterrà Bersani, ma non è detto che sia l’unico. L’area Letta, che appoggia l’ex ministro prodiano, in Sardegna è molto forte e potrebbe esprimere un nome (Francesco Sanna o Marco Meloni). Sempre che non spuntino accordi per lasciare solo ai lettiani la bandiera sarda della bersanità. Ma non sarà facile far desistere Lai, né far votare Sanna o Meloni da tutta l’area Fadda-Cabras-Marrocu e più, per un anno sul fronte opposto nella battaglia su Soru.

SU MILIA Non intende certo ritirarsi Silvio Lai, che dichiara di condividere le proposte di Graziano Milia e in qualche modo le annette al proprio programma per il congresso: «La Sardegna – dice – ha un’opportunità importante nella scelta delle macroregioni da costruire dal 2011 in poi». Il candidato sassarese cita e fa suo anche il nome, coniato da Milia, di «Partito democratico della Sardegna». In particolare, Lai pensa a «un Pd della Sardegna che sviluppi le sue proposte non solo all’interno del Pd nazionale, ma con le forze politiche europee che condividono esperienze di federalismo e autonomia».

Piena sintonia anche sulla necessità di «non guardare al passato e dividersi ancora sui personalismi superati: serve un congresso nel quale i candidati rappresentino proposte e idee e siano in grado di realizzarle e di rappresentarle in autonomia. Un partito che si confronti senza dividersi».
Molto meno tenera Francesca Barracciu: «Il tema di un partito davvero federalista non è nuovo nel ragionamento del Pd sardo, e certo farà parte delle proposte di tutti gli aspiranti leader. Non sono nuovi neanche il superamento del concetto di autonomismo e la necessità di guardare all’Europa». Per altro, aggiunge Barracciu, «sulla reinterpretazione dell’autonomismo il Pd sardo non parte da zero: l’ha perseguita nella pratica di governo, nei cinque anni di guida della Regione con Renato Soru presidente». Il prossimo congresso, insomma, «dovrà partire da quel laboratorio politico, in cui i temi indicati da Milia c’erano già tutti».

Chicco Porcu, anche lui dell’area Franceschini-Veltroni, come prima cosa boccia il simbolo proposto da Milia, che comprende le bandiere dei Quattro Mori e dell’Ue: «Troppo affollato e confuso, andrebbe reso più semplice». Però, ammette, «i contenuti della proposta politica sono buoni. Il tema di un Pd federato col partito nazionale, e capace di guardare alle altre regioni d’Europa, fa già parte del dibattito congressuale». Netta distinzione da Milia, invece, nelle scelte per la segreteria nazionale e per quella locale, visto che il presidente della Provincia ha sostanzialmente espresso appoggio per Bersani e Silvio Lai.

IL PRC Chi invece ha già risolto la propria leadership in Sardegna è Rifondazione comunista: nei giorni scorsi il comitato politico regionale ha eletto segretario, all’unanimità, Gianni Fresu, 36 anni, ricercatore universitario di Cagliari. A breve il comitato tornerà a riunirsi per eleggere la nuova segreteria.