Letta convince il PD: no alla sfiducia alla Cancellieri
Enrico Letta convince il gruppo parlamentare del Pd alla Camera. Domani i democratici si opporranno alla mozione di sfiducia al ministro della giustizia Annamaria Cancellieri. «Quello del M5S è un atto politico e noi non possiamo che rispondere politicamente, cioè con un no alla mozione di sfiducia»· Il primo ministro ha praticamente spiegato che quell’atto politico era un atto contro il governo, non solo contro il ministro.
Dopo Letta è stata la volta di Gianni Cuperlo. Il candidato alla segreteria della precedente gestione democratica accetta l’atto di responsabilità richiesto dal presidente del Consiglio: «Ci faremo carico di questo ennesimo atto di responsabilità» ha chiosato Cuperlo, sottolineando comunque che sarebbe comunque preferibile una presa atto della situazione da parte del Guardasigilli. Cuperlo, comunque, sottolinea come sia necessario che all’atto del voto i deputati del PD siano compatti, senza atti individuali di dissenso, che non sarebbero «né seri né tollerabili». E qui arriva una stoccata ai suoi più giovani competitor per la segreteria, rei, secondo lui, di far annunci a mezzo stampa dei propri propositi bellicosi. E anche i renziani, con Paolo Gentiloni, pur esprimendo “rammarico” per l’assenza di discussione nel merito della questione, sposa la linea della responsabilità chiesta dal Presidente del Consiglio. Così come Civati: «Non mi ritrovo nelle riflessioni che si fanno qui ma ne prendo atto con la responsabilità che ci viene chiesta. La mozione M5S non si può ovviamente votare e prendo atto dell’opinione della maggioranza»
E quindi, le variegate posizione del PD – almeno per ora – vengono ricomposte.
Nel pomeriggio Matteo Renzi nell’ormai rituale botta e risposta con gli utenti su Twitter (#matteorispondi) era tornato a chiedere le dimissioni del ministro Cancellieri, aggiungendo che se fosse stato nel presidente del Consiglio non si sarebbe battuto per il Guardasigilli: «Non ci metterei la faccia» ha spiegato.
@lucaromeo77 Lo deciderà il gruppo PD stasera. Se io fossi segretario chiederei di votare sfiducia. Ma (ancora) non lo so.
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 19 Novembre 2013
Il messaggio, chiaro, aveva un destinatario preciso: Enrico Letta. Infatti, sia Giuseppe Civati, sia Renzi, sia Gianni Cuperlo – ovvero i tre candidati alla primarie dell’otto dicembre – nelle ultime ore avevano fatto capire che un passo indietro del ministro della giustizia sarebbe apprezzato. E lo stesso Civati si è detto pronto a presentare una mozione di sfiducia dei democratici. Anche il vice ministro Fassina e il Senatore Mario Monti hanno espresso qualche dubbio sul rapporto di fiducia tra la maggioranza parlamentare e il Guardasigilli. Il presidente del Consiglio e Giorgio Napolitano, invece, sono schierati a favore del ministro, anche perché – come è ovvio – vorrebbero evitare di dar vita ad una sostituzione del ministro della giustizia in un momento così delicato rispetto alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. E’ una partita da non aprire. Ma non solo. In molti – sia tra gli osservatori sia tra gli addetti ai lavori – vedono nella partita che si sta giocando sulla testa del Guardasigilli la prima sfida tra Letta e Renzi. Inoltre, tra legge di stabilità e scissione del PdL l’esecutivo vive un momento delicato e, qualsiasi altro scossone, potrebbe risultare letale. E non è un caso se uno degli uomini più vicini al premier, il deputato Marco Meloni, dopo le dichiarazioni di Renzi, proprio su twitter, era intervenuto nel dibattito difendendo l’intenzione del primo ministro di “metterci la faccia”.
Giusto che pres cons dica la sua ai deputati #PD su vicenda che riguarda il governo: in questi casi, uno statista “ci mette la faccia”.
— Marco Meloni (@marcomeloni) 19 Novembre 2013
Forse stiamo vedendo il primo braccio di ferro tra il futuro segretario del PD e il presidente del Consiglio.