Letta finge di essere contento «Senza il Cav. navigo meglio»

Letta finge di essere contento «Senza il Cav. navigo meglio»

letta«Cosa succede al governo senza Berlusconi? Che guadagna cinque punti». La battuta di un ministro molto vicino a Enrico Letta sintetizzala linea ufficiale che, ieri, dominava a Palazzo Chigi. Forza Italia va all’opposizione? Meglio. Certo, nessuno ignora che i numeri della maggioranza si riducono. Specie al Senato, dove, con il passaggio dei 66 senatori di Forza Italia all’opposizione, il governo potrà contare su soli 6 voti di scarto, mentre alla Camera, dove i deputati azzurri sono 69, la differenza sarà di 65 voti.

Come segnalava ieri il costituzionalista Stefano Ceccanti, il governo potrebbe avere problemi ad approvare, in quarta lettura, essendo necessari i due terzi, la deroga alla procedura prevista dalla Costituzione per approvare le riforme costituzionali (una legge che prevedeva di accorciare i tempi). Ma anche questo è un problema superabile: vorrà dire che si procederà secondo tempi normali. Se c’è un restringimento in termini numerici, è il ragionamento, c’è, però, una migliore «qualità» nel profilo della maggio ranza. Dal punto di vista «generazionale, del carattere moderato e in termini di europeismo».

L’altra riflessione che Letta va facendo è che, in realtà, non c’è niente di nuovo. Come dice Marco Meloni, deputato del Pd e lettiano di ferro, «non c’è niente di diverso da quello che si era già compiuto il 2 ottobre con la rottura di Alfano: si è solo rimandata la formalizzazione di una scelta. Certo, cambia la natura del sostegno al governo, bisognerà lavorare perché sia più compatto, ma penso che possa essere più forte».
Tanto è vero, fanno notare a Palazzo Chigi, che le richieste arrivate dopo di allora dagli esponenti di Fi per esempio da Renato Brunetta, che ha continuato a chiedere una cabina di regia non sono
state nemmeno prese in considerazione. «Il nostro interlocutore, dal 2 ottobre, è Alfano». Ieri, di ritorno da Trieste dove ha incontrato Putin, Letta ha incontrato Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato lo ha rassicurato sul fatto che per ora non è necessario un nuovo voto di fiducia, visito che quello sulla legge di stabilità è già una verifica della nuova maggioranza.

Ma non è escluso che Letta cerchi un nuovo passaggio parlamentare. Un’idea è di farlo coincidere con l’intervento che dovrà fare ai primi di dicembre per illustrare il semestre europeo a guida italiana. Oltretutto sarebbe simbolico, perché legherebbe il destino del governo di larghe intese alla cornice europea. In ogni caso, nessun allarmismo. «Mi sento sollevato», ha detto Letta a chi gli ha parlato. Tanto più dopo le dichiarazioni fatte in questi giorni da Berlusconi contro i magistrati e contro il Quirinale. «Il governo d’ora in poi sarà esposto a meno fibrillazioni». Dal punto di vista numerico, poi, «Berlusconi è irrilevante». La stessa scelta di mettere il voto di fiducia sulla legge di stabilità prima del voto sulla decadenza di Berlusconi, sapendo che sarebbe coinciso con l’uscita dalla maggioranza di Forza Italia, non è stata un caso.
L’intento, spiegano a Palazzo Chigi, era di «ratificare questa nuova maggioranza». Come dire: non solo non c’è timore per i numeri, ma si è cercato questa prova.
Come ha detto ieri Letta, «c’è bisogno che in Italia non ci sia una situazione politicamente caotica». E l’uscita di Fi dalla maggioranza è considerata un fattore che diminuisce il caos.

Piuttosto, si guarda con preoccupazione al “fuoco amico” di Renzi. Non tanto per il crescendo dei toni. «Fino alle primarie, è normale». Letta, comunque, non risponderà a nessuna provocazione. Eva persino bene che Renzi incalzi il governo sulle cose da fare. Il timore è un altro: la prossima campagna elettorale per le Europee, ha spiegato ai suoi, rischia di polarizzarsi tra l’ antieuropeismo di Grillo e quello di Berlusconi. «L’ultima cosa di cui c’è bisogno è che anche il Pd insegua Grillo». Preoccupa, insomma, l’accento fortemente critico di Renzi nei confronti dell’Europa. Una scelta che va nella direzione opposta a quello che Letta cerca di fare.

 

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