Letta torna in tandem con Bersani: il PD diventi il partito di Napolitano

Quando Marco Follini è salito sulla tribuna li ha chiamati “Pier Enrico Bersani”. Per anni sono stati il tandem economico-sociale dell’Ulivo. Ora il tandem si è ricomposto. Con solo rammarico per Enrico Letta “Avremmo dovuto stare insieme anche nelle primarie del 2007. Bersani non trasforma il tandem in ticket, tuttavia l’assemblea di ieri al Parco de’ Medici, in cui Letta ha schierato la sua Associazione nella battaglia congressuale, ha messo in mostra un bel pezzo di squadra dello sfidante: da Follini a Gianni Pittella, da Paolo De Castro a Umberto Ranieri, da Francesco Sanna ad Alessia Mosca.

Il cambiamento è stato il leit motiv dell’incontro. “Cento giorni al nuovo PD”, recitava il titolo. “Dobbiamo battere Berlusconi – ha detto Follini – non imitarlo. Guai a lasciare le cose come stanno, ma penso che la nostra penitenza stia finendo”. Bersani ha preso la palla al balzo: “Anzichè costruire differenze improbabili tra me e Franceschini, perché non ci misuriamo su come vogliamo cambiare le cose che non vanno nel PD?”.

Forse è stata la risposta più diretta al discorso programmatico di Franceschini. Come dire che il cambiamento vero si misura rispetto alla gestione degli ultimi due anni. Peraltro Bersani ha spiegato di non essere il 2signore delle tessere”. Anzi di voler porre un freno alle tessere facili attribuendo i pesi congressuali non già in base al numero delle iscrizioni, bensì a quello dei voti ottenuti per il PD.

Bersani al pari di Letta ha anche negato una contrarietà alle primarie: “Voglio solo riformarle, ad esempio prevedendo un registro dei partecipanti”. Letta ha anche lanciato una sfida più esplicita a Franceschini: “Si fanno le primarie su tutto ma non sulle candidature al Parlamento. Sulle candidature tutto il potere è nel vertice. Ecco, propongo che se non cambierà la legge Calderoli, alle prossime elezioni i candidati vengano selezionati con le primarie. Ma Letta ha posto anche questioni politiche a Bersani. Ha detto che il PD deve guadagnarsi una tripla A, che sta per autonomia, autorevolezza e ambizione. Sarà la misura della sua credibilità nel porsi “come alternativa di governo” alla destra.

Letta ha poi indicato una rotta a Bersani: “Il PD deve diventare un po’ di più il partito del Colle, deve sostenere a spada tratta tutta la linea di Napolitano e reagire così ai vaffa di Grillo e agli attacchi di Di Pietro. La politica delle alleanza, per l’ex sottosegretario alla Presidenza di Romano Prodi, comincia da qui. Intanto ieri Nicola Zingaretti ha annunciato il suo voto per Bersani: “Non mi candido ma voterò per lui. E’ la persona adatta per farci ripartire bene”.

Mentre David Sassoli, insieme a Debora Serracchiani e Rita Borsellino, si sono fatti promotori di un appello e di una lista Pro Franceschini. Il segretario in carica dovrebbe avere 4 liste a suo sostegno. Mentre Bersani sembra intenzionato a presentarne una sola, come chiede Rosi Bindi. Una nuova èpolemica vede infine protagonista il terzo candidato, Ignazio Marino, che propone di escludere dal PD la teodem Paola Binetti, “Persone come lei che i diritti non siano diritti di tutti per questo giro lasciamole fuori”.