Marco Meloni: «Aiutiamo i giovani»

Gli obiettivi del consigliere uscente del Pd

Ulivista di formazione, soriano per convinzione. È Marco Meloni (Pd), consigliere regionale uscente, ricandidato a Cagliari. Avvocato, 37 anni, sulla guerra sarda del Pd ha la sua idea: «La candidatura di Soru a segretario regionale non è stata capita: si era proposto per portare l’esperienza di governo dentro il partito».

Quali sono i suoi programmi?
«In questa legislatura la Regione ha raggiunto una libertà di spesa pari a 2 miliardi, contro i 35 milioni del 2004. Se vinceremo le elezioni ci aspetta un compito di enorme responsabilità. Dobbiamo programmare le politiche per i giovani, per la conoscenza, la famiglia e la natalità. Un welfare regionale consente alle nuove generazioni di costruire il futuro con più stabilità».

Come si fronteggia il precariato?
«Servono leggi, politiche e soldi. Noi ora possiamo fare tutte e tre le cose. Poi dobbiamo rendere più efficiente la pubblica amministrazione, investendo nella qualificazione del personale e permettendo a chi vale di emergere. Le risorse finanziarie che abbiamo a disposizione, richiedono capacità amministrative e conoscenze elevate. Negli enti pubblici si deve entrare per concorso e andare avanti per merito».

A sentire il centrodestra vi siete distinti per l’eccessivo ricorso alle short list , le chiamate dirette al lavoro, senza concorso.
«Le short list sono un criterio, chiaro e trasparente, per affidare consulenze, che noi abbiamo ridotto del 70 per cento. Altrettanta trasparenza è necessaria sui costi della politica: i cittadini hanno il diritto di conoscerli».

Una battaglia vinta?
«I Consorzi industriali. La riforma, che li ha trasformati in enti pubblici, blocca la possibilità di costituire società controllate e le assunzioni devono avvenire per concorso».

Battaglie perse?
«Più che sulle sconfitte preferisco concentrarmi sui prossimi obiettivi. In primo luogo: lavoro stabile e con una base di diritti per tutti. Dobbiamo anche affrontare la crisi spendendo i 4,5 miliardi, pari al 15 per cento del Pil, che abbiamo a disposizione per le infrastrutture».

Per l’opposizione, l’ex presidente si è comprato la ricandidatura insieme a L’Unità.
«Non credo c’entri nulla. Soru si è conquistato l’appoggio veltroniano, e di tutti gli altri leader nazionali, grazie al fatto che ha governato molto bene».

Con la vertenza entrate la Regione si è accollata i costi di sanità e trasporti. Accordo da rivedere?
«No. I dati parlano chiaro. Iva e Irpef aumentano più di quanto non cresca la spesa di sanità e trasporti. Nel 2006 c’era un saldo positivo di 1,6 miliardi, diventati 1,8 nel 2008. La vertenza, al limite, è stata un eccessivo regalo alla Sardegna».

(A. C.)