Riforma urgente, ma il DDL è una scatola vuota

Su una sola cosa il ministro Gelmini ha ragione: la riforma dell’università è urgente e necessaria. Su tutto il resto c’è ancora moltissimo da lavorare.

E con un’avvertenza di fondo: per noi l’obiettivo è far ripartire l’ascensore sociale e sbloccare il Paese, investendo sui giovani studenti e ricercatori, e non ridurre ancora le risorse pubbliche per università e ricerca, sulle quali siamo già indietro rispetto ai Paesi OCSE. Le fortissime critiche giunte dalla stessa maggioranza avrebbero dovuto consigliare maggior prudenza.

Se il ministro ci invita a costruire insieme un’università più efficiente e giusta, noi accettiamo la sfida: per fare una riforma vera nell’interesse generale del Paese, il PD ci sarà, e sarà ben più riformista del governo. Ma non siamo disposti, come lei chiede, a prestare le nostre proposte al suo cortese ascolto. Il ddl in discussione al Senato è poco coraggioso sul piano riformista e privo di una visione di fondo sul futuro dell’università e della ricerca. Ha un approccio centralista e burocraticista, con un eccesso di deleghe sui temi chiave del diritto allo studio e della valutazione. È soprattutto un intervento privo di copertura finanziaria, infiocchettato con slogan di facile presa elettorale.

Per sbloccarsi e “respirare” il Paese ha bisogno di altro. Siamo fanalino di coda in tutte le graduatorie OCSE sulla formazione.

Perdiamo studenti e non ne attraiamo dal resto del mondo, i giovani ricercatori vivono uno stato di frustrazione economica e professionale intollerabili. Il PD presenterà nelle prossime settimane, con un tour negli atenei italiani, le proprie proposte sull’università, partendo dai giovani, studenti e ricercatori. Vogliamo un nuovo welfare studentesco che garantisca a tutti l’opportunità di crescere e formarsi solo in base al merito e alle proprie capacità. Proponiamo un contratto unico per i giovani ricercatori.

Sulla governance, un messaggio chiaro: vera autonomia degli atenei vincolata in modo severissimo alla valutazione.

Ciò che il ministro Gelmini sa benissimo ma che non può dire – conclude Meloni -  è che il tema delle risorse è centrale. Per una riforma come questa, decisiva per il futuro delle prossime generazioni, è impensabile che si chiudano i cordoni della borsa. Sul punto saremo netti: occorre riattivare un canale certo e trasparente di finanziamento ordinario delle università. Oggi, così com’è, il sistema rischia semplicemente di affondare.

Il riformismo a costo sottozero, con un taglio di oltre 1 miliardo di euro in tre anni, esiste forse nella propaganda di Tremonti, ma non fa che accelerare il declino del Paese.

Marco Meloni, responsabile Università e Ricerca segreteria nazionale del PD