Ministra Bernini: modello “orbaniano”? Sconcertante.

Ministra Bernini: modello “orbaniano”? Sconcertante.

Le parole della Ministra Bernini, che ha definito “orbaniano” il suo modello di gestione del sistema universitario italiano, sono sconcertanti. Associarsi a un modello che in Ungheria ha portato al controllo politico delle università, alla repressione della libertà accademica e alla sottomissione delle istituzioni culturali al potere centrale è davvero gravissimo.

In Ungheria, il governo di Viktor Orban ha smantellato l’autonomia universitaria, sostituendo i consigli direttivi con uomini di fiducia del governo e trasferendo il controllo delle università a fondazioni legate al potere esecutivo. È una gestione autoritaria che ha suscitato naturalmente condanne da parte delle istituzioni europee e di organizzazioni internazionali.

Il sistema universitario italiano deve essere fondato su autonomia, libertà di ricerca e pluralismo. Chi governa non può permettersi di evocare, nemmeno per errore o per dileggio, modelli che negano questi valori e i principi democratici del nostro Paese, sanciti dalla Costituzione.

Risposta alla replica della Ministra Bernini:

Bernini ammette che orbaniano è un insulto

Nella tarda serata di ieri la ministra Bernini mi ha dedicato una nota volgare e offensiva, che comunque contiene diverse notizie: la prima, per cui dovrei persino ringraziarla, è che non mi ha querelato, a differenza di quanto è abituato a fare qualche suo collega nei confronti di chi lo critica. La seconda è che considera il termine “orbaniano” sostanzialmente un insulto, così distante da lei da ricoprire di ignobili contumelie chi le ricorda in cosa consista – e anche questa è una novità per il suo governo. La terza è che ritiene di eccellere in senso dell’ironia, forse pensando che questo possa bilanciare l’arroganza e l’assenza di buona educazione. Quel che è certo, e che non fa proprio ridere nessuno, è che Bernini sta riportando l’università italiana indietro di qualche decennio, come dimostra la protesta degli atenei, delle società scientifiche e dei ricercatori: tagli per quasi 1 miliardo entro il 2027, reintroduzione del turnover, precarizzazione della funzione docente sono misure pesantissime che compromettono il futuro dell’università e della ricerca nel nostro Paese, e delle quali la ministra porta per intero la responsabilità politica.