Napolitano “A Palermo violate le mie prerogative”

Napolitano “A Palermo violate le mie prerogative”

La Stampa del 17 Luglio 2012, di C. Bertini

Il Colle ricorre alla Consulta: “Le intercettazioni con Mancino dovevano essere distrutte”

Lo stop del Colle ai giudici palermitani giunge dopo la serie di attacchi mediatici che hanno «alimentato una campagna di insinuazione e di sospetti nei confronti del presidente della Repubblica e dei suoi collaboratori costruita sul nulla», come ebbe a dire lo stesso Napolitano lo scorso 21 giugno. Di qui la decisione di sollevare il conflitto, «ritenendo dovere del Presidente della Repubblica, secondo l`insegnamento di Luigi Einaudi, evitare che si pongano precedenti grazie ai quali accada che egli non trasmetta al suo successore le facoltà che la Costituzione gli attribuisce immuni da qualsiasi incrinatura». In sostanza il capo dello Stato tiene a sottolineare che trattasi non di questione personale, bensì istituzionale e il decreto presidenziale ripercorre così la vicenda: «La procura di Palermo, dopo aver preso cognizione delle conversazioni, le ha preliminarmente valutate sotto il profilo della rilevanza e intende ora mantenerle agli atti del procedimento perché esse siano dapprima sottoposte ai difensori delle parti e successivamente, nel contraddittorio tra le parti stesse, sottoposte all`esame del giudice ai fini della loro acquisizione ove non manifestamente irrilevanti». E invece, come fa notare il decreto del Quirinale, «a norma dell`articolo 90 della Costituzione e dell`articolo 7 della legge 210 de11989, salvi i casi di alto tradimento o attentato alla Costituzione, le intercettazioni di conversazioni cui partecipa il Presidente della Repubblica, ancorché indirette od occasionali, sono da considerarsi assolutamente vitate e non possono essere quindi in alcun modo valutate, utilizzate e trascritte e di esse il pm deve immediatamente chiedere al giudice la distruzione». Nel giro di poche ore si consuma uno scontro istituzionale, con il ministro della Giustizia Severino che definisce l`atto del Colle «il mezzo più corretto per risolvere problemi interpretativi» e la procura di Palermo che, dopo un rapido consulto, sostiene di aver «rispettato tutte le norme a tutela del Presidente della Repubblica»; e si infiamma la politica, con il Pd e il Pdl in difesa del gesto di Napolitano e l`Idv subito all`attacco. «Ha ragione il Presidente quando sostiene che non devono esserci interferenze tra i vari organi costituzionali dello Stato.

Le intercettazioni telefoniche che coinvolgono «anche indirettamente» il presidente della Repubblica, sono «assolutamente vietate» in quanto comportano una «lesione delle prerogative costituzionali» del Capo dello Stato e non possono restare in atti processuali. Il Quirinale decide di sollevare un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale per le decisioni che la procura di Palermo ha assunto riguardo intercettazioni di conversazioni telefoniche del Capo dello Stato. Un secco altolà che arriva dopo la lunga sequenza di polemiche scaturite dalle intercettazioni che riguardano il Colle nell`inchiesta sulla presunta trattativa Statomafia. Oltre alle conversazioni tra il consigliere per gli affari giuridici Loris D`Ambrosio e l`ex ministro degli Interni, Nicola Mancino, ce ne sarebbero altre due tra lo stesso Mancino e Napolitano, rivelate dal Fatto Quotidiano giorni fa, non ancora note nei contenuti e per le quali la Procura non ha disposto la distruzione. Il duro Stato», premette Di Pietro, «ma noi ci schieriamo senza se e senza ma al fianco di quei magistrati palermitani che stanno facendo ogni sforzo possibile per accertare la verità sulla pagina buia rappresentata dalla trattativa tra Stato e mafia». No, l`iniziativa del Quirinale «è più che opportuna», reagisce Enrico Letta, mentre «di analfabetismo costituzionale» dell`ex pm parla uno dei suoi uomini, Marco Meloni, a conferma che le distanze tra il Pd e l`ex pm si vanno allargando. Quello di Napolitano «è un atto opportuno», reagisce il Pdl Lupi. E all`argomento del pm Ingroia secondo cui «se l`intercettazione non è rilevante per la persona che è sottoposta all`immunità, ma lo è per un indagato qualsiasi, può esser utilizzata», risponde duro Cicchitto. Chiedendo un`azione disciplinare per questo «gravissimo comportamento» di un magistrato che «ormai agisce senza freni». Mai tempi di un ricorso già sollevato in altri casi da Ciampi e Cossiga per differenti motivazioni, potrebbero non esser brevi e la decisione della Consulta rischia di arrivare a mandato di Napolitano già terminato.