Nessun patto con Monti. Ma dalla stessa parte contro populismi
Intervista rilasciata da Enrico Letta a Alberto D’Argenio, pubblicata su la Repubblica venerdì 18 gennaio.
«Tra Bersani e Monti non c`è nessun patto, ma è naturale che di fronte a Berlusconi e al suo populismo siamo dalla stessa parte». Enrico Letta, numero due del Partito democratico; parla il giorno dopo il “contatto” tra il premier uscente e il leader del centrosinistra. Apre a un accordo tra democratici e centristi dopo le elezioni, ma non entra nel dettaglio: «È prematuro ed impossibile parlarne ora».
In campagna elettorale l`essere dalla stessa parte ma senza un patto come si esplicita? «Per quanto riguarda il Pd significa rispondere colpo su colpo a Berlusconi e alla Lega. E poi soprattutto non sottovalutare il pericolo Berlusconi che resta molto alto come dimostra il profluvio di risorse che sta usando, il patto con il Carroccio e quello con le altre liste che ha messo in campo: è il chiaro tentativo di
raccattare ogni voto populista su piazza».
Rispondendo a Berlusconi indirettamente dovete difendere Monti. «Fa parte delle incredibili giravolte di Berlusconi appoggiare per un anno il governo e poi raccontare che erano altri a farlo. L`allarme populismo legato a Berlusconi non è un tema secondario e vale soprattutto in alcune regioni chiave come Lombardia e Sicilia dove il lavoro dei centristi rischia di aiutare il Pdl: Monti si presenta con Scelta Civica in Lombardia aiutando così Maroni. Una scelta quanto meno particolare che dimostra come non ci sia alcun patto tra noi al di la di una consapevolezza che contro i populisti siamo dalla stessa parte. E poi in Lombardia la scelta più civica è quella di Ambrosoli e non si capisce perché i centristi non lo appoggino».
Pensa che dovrebbero ritirare la candidatura di Albertini? «No, dico che è contraddittorio lottare contro il populismo e poi aiutarlo. Il che mi preoccupa perché la Lombardia porta una ventina di senatori e perché se noi vinciamo le elezioni, e le vinceremo, c`è il rischio di trovarci di fronte alle tre regioni del Nord a guida leghista. Il che porterà una successiva fatica per tutto il Paese perché in quel cesoie spinte populiste si moltiplicherebbero. Questo per dire a Monti che tra Senato e regione la Lombardia sarà la chiave di tutto ed è un tema che dobbiamo tenere presente: lì dobbiamo vincere».
Dopo il voto come si espliciterà la battaglia contro i populismi? «Bersani ha fatto una chiara apertura unilaterale dicendo che non si esce da soli dalla crisi. La logica del segretario è quella dei due cerchi: una apertura dopo le elezioni al primo cerchio europeista e una successiva apertura con una logica istituzionale a un secondo cerchio, ovvero agli altri partiti in Parlamento da Ingroia alla Lega passando per Pdl e Grillo. Pensiamo infatti che la cosa peggiore sarebbe dare alibi a chi non vuole assumersi la responsabilità di fare le riforme costituzionali, che invece vogliamo fare con larghe intese e non con la
maggioranza semplice».
Il primo cerchio significa Monti: sarete insieme al governo? «Quando Bersani dice che con il 51% ragionerà come avesse il 49 è chiaro. Ma beninteso, il governo lo guiderà il nostro segretario».