No a un nuovo partito della sinistra. La proposta di Latorre sarebbe la fine del Pd

Il cambiamento del PD prospettato oggi da Nicola Latorre sul Corriere della Sera rappresenterebbe, in realtà, la sua fine: uno snaturamento radicale della ispirazione fondativa del progetto democratico. La costituzione di un nuovo partito della sinistra sarebbe, per noi, una prospettiva assai preoccupante. In essa non potrebbero infatti trovare spazio quanti hanno creduto, fin dai tempi dell’Ulivo, nella costruzione di una grande forza riformista e liberale di centrosinistra. Se Latorre pensa all’integrazione nel PD di soggetti che, da ultimo nel congresso SEL celebrato poche settimane fa, hanno espresso un impianto politico-culturale marcatamente differente dal nostro, si allontana anni luce dal progetto cui tutti abbiamo dato vita a partire dal 2007. Se ne allontana a maggior ragione quando tenta di legittimare questa operazione con una lettura dell’attuale passaggio politico ed economico in termini tali da mutare le idee costitutive del PD. A nostro avviso, i problemi dell’Italia sono la crescita e la produttività, che ci vedono ultimi al mondo negli ultimi dieci anni. Un Paese non si ricostruisce con le illusioni, e i cori contro Marchionne non porteranno mai il debito pubblico al 60% del Pil: senza crescita e produttività parlare di diritti, redistribuzione della ricchezza, uguaglianza diventa un esercizio retorico sterile e pericoloso.

Prima di prendere in considerazione non solo la remota possibilità di dare vita a una nuova forza politica, ma anche la costituzione di un’alleanza con i soggetti richiamati da Latorre, a partire da SEL, è necessario ‘ come ha ricordato proprio oggi Massimo D’Alema in un’intervista sul Messaggero ‘ un confronto sui punti politici fondamentali per un programma credibile e convincente, a cominciare da quelli sui quali le forze della sinistra radicale hanno causato la caduta dei governi riformisti guidati da Romano Prodi: welfare e relazioni industriali, Europa, alleanze e missioni internazionali, infrastrutture, concorrenza.

Per non parlare poi della possibilità di conciliare una simile visione con la prospettiva di dialogare prioritariamente con le forze del centro, a partire dall’UDC. In questo momento è necessario tenere dritta la barra del progetto riformista e innovatore del Partito democratico, per costruire attorno alle nostre idee alleanze ampie ma al contempo dotate di una proposta chiara e coerente. Il ritorno alle vecchie e stantie categorie del passato significherebbe sancire la sconfitta dell’idea originaria del Partito Democratico. Noi, di certo, non ci consegneremo mai a chi, anziché occuparsi dei problemi del Paese, passa il suo tempo quotidianamente solo a progettare un’OPA ostile sul PD.

Marco Meloni, componente della segreteria nazionale del Partito Democratico.