Pd forza di governo, no al piede in due staffe

“È ogni giorno più chiaro che il sostegno all’esecutivo guidato da Mario Monti e alle scelte difficili che esso è chiamato a compiere per il bene del Paese rappresenta il primo, fondamentale, banco di prova per il PD quale forza responsabile  di governo. È un impegno che abbiamo accettato l’onere di assumerci fino in fondo, sacrificando il nostro tornaconto di parte, nell’immediato, in nome dell’interesse di tutta la comunità nazionale, in un orizzonte proiettato al futuro.

Questo tipo di responsabilità implica serietà e coraggio. Certamente non consente di mantenere troppo a lungo il piede su due staffe, magari protestando la mattina (in piazza) contro provvedimenti che il proprio partito vota la sera (in Parlamento). Non esiste – se non nella mente di qualche nostalgico di altre stagioni – lo spazio per la creazione di ‘un partito di lotta e di governo’. Vorremmo lasciarci alle spalle, e definitivamente, il ricordo dei ministri e dei sottosegretari militanti che partecipavano alle manifestazioni organizzate contro quel governo Prodi di cui essi stessi facevano parte. Vorremmo che, anziché alimentare confusione nei nostri elettori come troppo spesso è stato fatto nei mesi scorsi, si chiarisse, una volta per tutte, che il PD considera assolutamente inviolabile il principio dell’autonomia della politica dal sindacato. Andare in piazza ad ‘ascoltare le ragioni dei lavoratori’, tanto più se si hanno incarichi di responsabilità nel partito, significa perpetuare questa confusione e riuscire nel duplice intento di indebolire le istanze della protesta sindacale, connotandola politicamente, e al contempo di svilire il sostegno che i gruppi parlamentari stanno dando al governo e a questo provvedimento.

La nostra ‘lotta’ si fa in Parlamento: chiedendo che, come sembra possibile, le modifiche richieste dal PD per garantire maggiore equità siano approvate in modo condiviso, e avanzando proposte affinché siano adottate rapidamente nuove riforme per la crescita e l’equità, a partire da quelle del mercato del lavoro e del welfare. La si fa  allo stesso tempo nel Paese, ascoltando certo le istanze dei cittadini, compresi quanti un lavoro non lo hanno o lo hanno precario, ma anche non stancandosi mai di spiegare, con pazienza e cognizione di causa, le ragioni che hanno portato a questo durissimo tornante della nostra storia, e i tanti elementi positivi della manovra del governo. È il momento di dimostrare che siamo davvero classe dirigente. E una classe dirigente degna di questo nome non accetta scorciatoie quando in gioco ci sono l’interesse nazionale del Paese, la costruzione di un futuro possibile per le nuove generazioni, la salvezza dell’Italia e dell’Europa dal baratro”. Lo scrivono Marco Meloni, componente della Segreteria nazionale del PD, e Alessia Mosca, deputato e segretario della Commissione Lavoro della Camera.