Pd 110, la riforma dell’Università parte dal basso
Bocciata la Gelmini, si riparte dalle piazze e dai luoghi “abitati” da quella parte dell’Università italiana che prova a discutere di se stessa per costruire una riforma trasparente e partecipata. Il tour di “PD 110” ha fatto tappa a Bari, una delle dodici città protagoniste del percorso voluto dalla Segreteria Nazionale per ascoltare le voci dei cittadini e degli attori del settore, che si concluderà con due giornate di workshop e di elaborazione della proposta PD per riformare l’Università.
In onore dell’ultimo congresso del partito, tutti “in circolo” en plein air per la conferenza stampa nel gazebo allestito in Piazza Umberto, nello spazio antistante all’ateneo barese, ormai svuotato dal caldo estivo, dalle vacanze arrivate precocemente per qualche fortunato, o dagli esami che tengono tanti studenti lontani da qualsiasi fonte di “distrazione”.
“Nel pomeriggio nella Sala Consiliare della Provincia di Bari incontreremo professori, studenti e ricercatori: a questi ultimi esprimiamo la nostra solidarietà per la protesta che stanno portando avanti in questi giorni, perché per sanare gli sprechi non si può giocare sulla pelle del sapere e della conoscenza”, esordisce Vito Antonacci, il neosegretario provinciale, “non serve un riformismo dall’alto, il PD deve tornare ad occupare questi spazi vuoti, dobbiamo ricollocare le nostre antenne nel tessuto cittadino”.
“Non basta fare opposizione”, gli fa eco il Senatore Giovanni Procacci, componente della Commissione Cultura, “questa non è una battaglia di parte, ma un dovere nei confronti di tutto il Paese: se ci saranno gli altri 800 mila euro di tagli annunciati, l’Università rischia di chiudere”.
“Il Decreto 133 ha tagliato 1 milione e 400 mila euro su 7 milioni complessivi destinati all’università, a luglio affronteremo la discussione sulla finanziaria e sul disegno di riforma: dobbiamo tenere alta l’attenzione”, continua, “la Francia spende 11 milioni di euro in istruzione e ricerca, la Germania ha fatto una terribile finanziaria, che taglierà la spesa di 100 miliardi in quattro anni, eppure l’Università non è stata toccata”.
“Bersani è andato ad ascoltare gli operai davanti alle fabbriche, oggi siamo davanti ad un’altra fabbrica, quella della conoscenza”, interviene Pierpaolo Treglia, Segretario Provinciale dei Giovani Democratici, “chiediamo di svecchiare l’Università, ci opponiamo all’aumento delle tasse (che copre i buchi senza migliorare i servizi), crediamo che il partito debba tornare ad essere interlocutore privilegiato all’interno dell’università, a partire, per esempio, dal rapporto con la rappresentanza studentesca”.
Di un PD che si “tari” nuovamente sul confronto con la gente parla anche Marco Meloni, responsabile nazionale per l’Università. “Noi non sappiamo tutto, in più la maggior parte degli atenei non ci stanno concedendo gli spazi al loro interno (non è il caso di Bari, n.d.r.)”, commenta, “questo è il simbolo della condizione in cui si sta comprimendo l’Università, che non discute abbastanza di se stessa e del suo dramma”.
“Il cuore della nostra proposta è la mobilità sociale, che permetta agli studenti di scegliere dove costruire il proprio percorso universitario”, prosegue, “vogliamo efficienza e rigore nella valutazione, contro il malcostume e la cattiva gestione della propria economia, che ha colpito anche l’Università di Bari”.
“Ci aspetta un grande movimento tra settembre e ottobre”, conclude, “il Governo riapra un confronto pubblico e trasparente”.