Pd apprezza Napolitano, su ricercatori Governo assente. Meloni: mette a nudo tutti i nervi scoperti del ddl Gelmini

A giudizio del Pd, “le parole del Presidente Napolitano sull’università e sui ricercatori, in risposta all’appello della Rete 29 Aprile, sono assolutamente condivisibili”. E “i rilievi del Presidente della Repubblica mettono in luce i nervi scoperti della riforma dell’università approvata dal Senato”.

“Nello specifico, il Pd – afferma il responsabile Università della segreteria Marco Meloni – sta cercando da mesi di portare il governo a un confronto nel merito sulla situazione dei ricercatori, strutturati e precari, i quali, come sappiamo, tengono materialmente in piedi la didattica delle nostre università. Ma il governo non si è mai preso la briga di rispondere alle nostre proposte, né tantomeno a quelle dei ricercatori, mostrandosi così insensibile a questa vera e propria emergenza che in autunno rischia di bloccare gli atenei.

Ribadiamo che per noi l’obiettivo prioritario è che i ricercatori, strutturati e precari, che esercitano attività di docenza siano messi in condizione di entrare nel ruolo di docenza, non con misure “ope legis”, ma con procedure selettive.

Queste le principali proposte del Pd: lo sblocco del turn-over per l’assunzione dei nuovi docenti e della misura della manovra che riduce del 50% i contratti temporanei; un reclutamento straordinario nel ruolo di professore per i prossimi 6 anni, finanziato con 140 milioni di euro all’anno; la programmazione delle risorse fin dal momento in cui vengono indette le nuove selezioni per i ricercatori in “tenure-track”; l’abolizione del precariato, con il contratto unico di ricerca. Il nostro auspicio è che, a differenza di quanto finora accaduto, il Parlamento (anche in considerazione delle mutate condizioni politiche) possa prenderle in considerazione al ritorno dalla pausa estiva”.

“La centralità dell’università e della ricerca per lo sviluppo culturale e civile del Paese, su cui il Presidente Napolitano si è nuovamente soffermato, si costruisce anche attraverso interventi concreti: adeguati investimenti pubblici, sui quali siamo fanalino di coda in Europa, e un numero di professori universitari in ruolo molto più ampio dell’attuale, quantomeno pari, nel suo complesso, all’attuale somma di professori e ricercatori. Finora gli atenei si sono retti sullo svolgimento di oneri didattici da parte dei ricercatori (compresi migliaia di precari privi di diritti) in misura assai superiore alle norme: la loro legittima protesta, che in questi mesi il Pd ha apprezzato e appoggiato, ha svelato questa condizione; ora è necessario risolvere alla radice il problema. Purtroppo – conclude il dirigente Pd – finora l’azione del governo, per fortuna ormai alla fine della sua corsa, è andata nella direzione opposta”.