«Pd vicino alla gente» Bersani a Cagliari: per la Regione un anno senza alcun risultato

Adesso la nuova parola d’ordine è «concretezza» (versione estesa: «Parlare dei problemi della gente»), per un Pd che ancora non sa come approfittare dei guai del centrodestra. Pier Luigi Bersani, nel suo tour sardo in vista del voto, lo ripete con l’insistenza con cui Arrigo Sacchi predicava «intensità» al Milan: «In campagna elettorale – raccomanda il segretario nazionale dei democratici – dobbiamo essere molto vicini ai problemi di tutti. Il governo Berlusconi non sta ottenendo nessun risultato. E in Sardegna credo che la gente possa già trarre un bilancio delle promesse non mantenute dal centrodestra».

Motivo che induce un certo ottimismo anche in uno come Bersani, lontano per costituzione dai toni epici: «Ovunque, nell’Isola, siamo in condizioni di cogliere un risultato tra il buono e l’ottimo», assicura. Anche superando le tensioni e le divisioni nate attorno ad alcune candidature, come a Cagliari e Nuoro.

IL TOUR. Cagliari e Nuoro sono anche la prima e l’ultima tappa del viaggio elettorale del segretario, iniziato appunto nel capoluogo con una conferenza stampa nella sede del Pd. Poi un incontro con gli elettori a Villacidro e il ritorno a Cagliari, al teatro Massimo: «Che era un ritrovo tradizionale della sinistra sarda», sottolinea il segretario regionale dei democratici Silvio Lai, «l’ultima manifestazione politica che aveva ospitato, prima della chiusura, era con Enrico Berlinguer».

Roba di 34 anni fa, quando ancora non erano nati alcuni (non molti, per la verità) dei candidati oggi in corsa per i consigli provinciali. Quelli di Cagliari sono tutti lì sul palco, a fare da quinta umana al segretario. Accanto a lui il presidente ricandidato, Graziano Milia, look da campagna elettorale porta a porta : jeans e scarpette. Poi i sindaci di Quartu e Sestu, Gigi Ruggeri e Aldo Pili, altri due amministratori del Pd che cercano la conferma nell’urna. E lo stato maggiore del partito: oltre a Lai, il capogruppo in Consiglio regionale Mario Bruno, la presidente dell’assemblea Valentina Sanna, Marco Meloni che affianca Bersani nella segreteria nazionale, molti parlamentari e consiglieri regionali.

SCAJOLA E VERDINI. Davanti all’illustre ospite una platea piena ma non calorosissima: forse perché l’oratore è un diesel, parte piano, alza i toni gradualmente, ama approfondire i contenuti. Ma approfitta dell’attualità per affondare il colpo sul governo: «Sono giorni sconcertanti, pare che si aggiri per il Paese un benefattore anonimo», dice alludendo al caso Scajola, «ma i beneficiari sono sempre i soliti». E con l’interim dello Sviluppo economico a Berlusconi «cade l’ultima foglia di fico sul conflitto di interessi: quel ministero si occupa di comunicazioni, assicurazioni… Comunque l’interim non durerà a lungo, per le pressioni dei “clienti” nella maggioranza».

Quanto all’indagine sull’eolico, che tocca Denis Verdini e lambisce la Sardegna, «sul caso singolo si pronunceranno i giudici: ma a me interessa fare luce su un meccanismo pericoloso, quello degli appalti anomali e secretati». Un sistema che è «un’autostrada per la corruzione, e genera capitali illeciti che finiscono all’estero per poi rientrare con lo scudo fiscale: una giostra di Stato. Berlusconi, anziché parlare di giudici e complotti, dica cosa pensa di ciò che sta accadendo».

L’ECONOMIA. È un appello che riecheggia nei tre appuntamenti della serata, così come le osservazioni sulla crisi economica. Partendo dalle cifre riepilogate da Silvio Lai («in Sardegna la disoccupazione giovanile è al 44,7 per cento, stiamo perdendo una generazione»), Bersani prova a mettere sul tavolo una proposta alternativa: «Il tema del lavoro è il vero tema di questo Paese. Anche in queste elezioni, facciamo vedere che il Pd è davvero un partito fondato sul lavoro».

Ma non si crea occupazione, riflette l’ex ministro, se non si favorisce la crescita. «Serve un grande piano di investimenti pubblici», dice, più che riforme istituzionali: «Non mi vengano a parlare di inciuci, di dialogo su cose che non contano. Se si tratta di fare un piano per il lavoro, vado ad Arcore anche a piedi». E si può fare senza compromettere i conti pubblici: «A chi ci accusa di voler trascinare il Paese verso la Grecia, dico che i nostri governi per due volte hanno fermato il motore del traghetto per la Grecia su cui il centrodestra aveva messo l’Italia».

Bersani è convinto che siano i fatti a dimostrare l’inerzia del governo: «Ora Tremonti dice che la crisi colpisce tutti. Allora vuol dire che la crisi c’è: invece per anni hanno detto che era solo psicologica, che bisognava continuare a consumare. Poi che era già alle spalle». Rimedi seri, neppure l’ombra: «Perché presuppongono decisioni vere, che possono scontentare qualcuno. Invece non hanno fatto nulla. Di questi due anni di governo che cosa ci ricordiamo? È come il primo anno di Cappellacci: non ti viene in mente niente».

LA SARDEGNA. La polemica con la Giunta regionale nasce dai ricordi personali: «Io c’ero, qui, nella campagna elettorale del 2009. Le ho sentite le promesse sulla Sassari-Olbia. O Berlusconi che telefonava a Putin per le industrie sarde. Poi cos’è successo? Credo che i sardi qualche riflessione la faranno». Parole che provocheranno la replica del portavoce di Ugo Cappellacci, Alessandro Serra («Bersani cita sempre le telefonate altrui e mai la sua all’ambasciatore russo, durante l’ultima campagna elettorale: non si può negare l’impegno profuso in questo primo anno dal presidente della Regione e dal governo per risolvere questioni ereditate dal passato»). Mentre sul caso eolico sarà il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Mario Diana, a ricordare «le responsabilità del centrosinistra sull’assalto dei signori del vento in Sardegna».

Il leader nazionale del Pd, comunque, spera che il centrosinistra convinca gli eventuali delusi dalle attuali maggioranze. E non sembra preoccupato dalle divisioni che, alle Provinciali, costringono Graziano Milia e il nuorese Roberto Deriu a correre senza il sostegno di pezzi importanti della coalizione: «Cose non gradite, ma nel grande mare delle realtà locali possono capitare», liquida l’argomento Bersani, «e non ci mettono certo in condizioni di debolezza. Anzi, l’alleanza nel complesso si è allargata: possiamo cogliere ottimi risultati». Certo, ammette, «siamo in un universo politico molto differente rispetto al 2005», quando il centrosinistra vinse in sette Province su otto e in tutti i grandi Comuni.

IN MEZZO AGLI OPERAI. Per provare a trascinare il Pd verso risultati non troppo diversi da allora, il segretario proseguirà oggi il suo viaggio ricco di incontri nell’Isola. Con un’immersione nella realtà dei siti industriali a rischio di desertificazione: in mattinata visiterà il presidio dei lavoratori della Rockwool di Iglesias, poi alle 10 parteciperà a Portovesme a un’assemblea con i dipendenti Eurallumina e Alcoa.

Alle 14.30, prima di parlare al teatro Ariston di Sassari (ore 17) e all’Eliseo di Nuoro (20), l’appuntamento è alla torre aragonese di Porto Torres, con gli operai della Vinyls e delle altre aziende del polo chimico: «Bisogna difendere questo settore», sostiene Bersani, «l’Italia è uno dei più grandi Paesi industriali del mondo e nessuno di questi può assolutamente fare a meno di un’industria chimica». Più in generale, «siamo vicini a tutti i lavoratori in lotta: che stanno difendendo non solo il loro lavoro e le loro vite, ma un presidio di ricchezza per tutti».