Piano casa, cade il tabù dei 300m per gli alberghi sul mare

CAGLIARI. Il Piano casa verso l’approvazione, (stamani dovrebbe esserci il voto finale), ma per l’opposizione sono gli speculatori «ad aver fatto 13». È questo il numero dell’a rticolo che ieri è stato cambiato con un maxiemendamento della Giunta e che, a detta della minoranza, consentirà una calata di cemento stimata in 15 milioni di metri cubi. Con il «nuovo» articolo 13, infatti, si autorizzano aumenti di volumetrie sino al 25% dei volumi esistenti nelle strutture a finalità turistico-ricettiva, anche se situate nei 300 metri dalla linea della battigia.

Una giornata decisiva, quella di ieri, con due facce contrapposte: la mattinata dominata dalle polemiche, la sera caratterizzata da una brusca accelerata che ha portato all’approvazione anche del quattordicesimo articolo che riguarda alcune modifiche alla normativa regionale sui centri storici. Stamani potrebbe esserci il via libero definitivo. Ieri la seduta si è infiammata in apertura. Nell’elenco degli emendamenti agli emendamenti, annunciati da Claudia Lombardo, figurava il 553 destinato a cambiare l’articolo 13 della legge così come l’aveva scritto la Commissione e, per il Centrosinistra, a cambiare faccia al Ppr. L’opposizione avrebbe voluto il voto segreto ma la richiesta, secondo la presidente dell’assemblea, sarebbe arrivata dopo quella di Mario Diana che aveva già chiesto il voto palese.

«È arrivato l’uovo e la sopresa», ha detto Gian Valerio Sanna il quale ha ricordato che non si possono usare norme urbanistiche per intervenire sulla tutela paesaggistica». L’assessore Gabriele Asunis ha spiegato che si trattava di «un articolo che identifica percorsi per agevolare, in termini temporali, il cantieramento delle opere stesse. È una norma di carattere generale che serve al recupero e alla riqualificazione del nostro sistema».

Dopo aver approvato l’aumento delle volumetrie nella linea della battigia, l’assemblea ha accolto un emendamento orale del capogruppo del Psd’Az, Giacomo Sanna, in cui si escludono aumenti di cubature in quelle strutture che ne abbiano già usufruito. Nella norma sono indicati come realizzabili interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico, di restauro e di risanamento conservativo, oltre ad autorizzare volumi tecnici di modesta entità, strettamente necessari e funzionali alla gestione tecnico-operativa delle strutture esistenti, tali da non incidere negativamente sullo stato dei luoghi e sulla qualità paesaggistica del contesto. Sono ritenuti ammissibili, inoltre, sia interventi di riqualificazione urbanistica, architettonico-edilizia e paesaggistico-ambientale degli insediamenti esistenti, senza aumento di volume, sia interventi pubblici o di interesse pubblico finanziati dall’Ue, dallo Stato, dalla Regione, dalle Province e dai Comuni.

«Nei 100 metri», dice Gianvalerio Sanna, «si potrà costruire a condizione che venga data l’autorizzazione paesaggistica. Ma perché si può avere l’autorizzazione dentro una zona a vincolo integrale»? La risposta venuta dagli interventi del Centrosinistra è chiara: «A voi non va bene la Corte costituzionale, non piacciono le regole e quanto ha previsto lo Stato».

Chicco Porcu individua la strada: «Chiedere ai tribunali che venga soppressa la legge». Pietro Pittalis, vicecapogruppo del Pdl, respinge le accuse: «Non c’è alcun sacco edilizio. È una legge che va incontro ai cittadini». Luciano Uras (capogruppo Sinistra) confida nel ministro Fitto: «È stato attento a portare alla Costituzionale la legge sul mandato dei sindaci nei piccoli Comuni, speriamo faccia altrettanto per l’articolo 13 di questa legge». Mario Bruno (Pd) ricorda che il Ppr, «da voi scardinato non era di Soru ma discende dal Codice Urbani. Le nuove cubature? Sono cambiali da onorare per la vostra campagna elettorale».

Matteo Sanna (Pdl) afferma: «È il primo tassello per rimettere in moto l’edilizia; la legge fa giustizia rispetto alle vessazioni della giunta Soru». Edoardo Tocco aggiunge: «Con i sottotetti si può migliorare la fruibilità abitativa senza compromettere lo stabile». Carlo Sechi (Sinistra) ha concluso: «Il popolo chiedeva pane e cemento: per ora state date il cemento».