Quote rosa, asili nido, incentivi: idee contro la casta dell’Olgettina
Dalla conferenza delle donne democratiche la traduzione “politica” del “se non ora, quando?”. Dopo un decennio di decadenza occorre cambiare la società e i rapporti di genere.
Una settimana fa, una mobilitazione straordinaria. Con la società civile protagonista, capace di scuotere le coscienze davanti a un presidente del Consiglio ormai ridotto a satrapo abbarbicato al potere solo per sfuggire ai tribunali. Pochi giorni dopo, la Conferenza delle donne del Pd ha dimostrato che sappiamo assumerci in pieno le nostre responsabilità. Per andare oltre il berlusconismo, infatti, non si può indulgere in un quieto appagamento, né cedere a sentimenti nostalgici, ma occorre lavorare da subito per costruire, dopo un decennio di decadenza, l’Italia di domani.
Il “Se non ora, quando?” della politica passa per l’adozione di proposte concrete, con l’obiettivo di portare le donne e gli uomini italiani a vivere come si vive in un paese moderno e civile. Occorre cambiare la società e i rapporti di genere. Oggi come non mai, i “problemi” delle donne sono i problemi dell’Italia. Siamo un paese bloccato, e dobbiamo riattivare l’ascensore sociale, fondando la mobilità sul merito e battendo così corporazioni e caste. L’Olgettina altro non è che una forma particolarmente degenere di casta: chi ci entra gode di benefici immeritati. Impegniamoci, anche in politica, per far uscire dalla melma parole come bellezza e libertà. La bellezza è anche l’onore di far parte delle istituzioni, è il sacrificio per ottenere risultati. Ed è libertà valorizzare la bellezza senza ridurla a merce, così come poter scegliere come vivere senza che ciò dipenda dal genere o dal reddito.
Passiamo ai fatti, con un’agenda di interventi aperta alla condivisione di donne e uomini di tutti gli schieramenti. Tre sono i capitoli. Il primo, a costo zero, riguarda le norme per la parità di rappresentanza. Ci sono proposte – dalle quote alla doppia preferenza di genere – per la parità a tutti i livelli istituzionali e nelle amministrazioni. I sistemi di selezione trasparente (le misure introdotte da Orsoni a Venezia sono un esempio) consentono alle donne di competere e di emergere, come accade nei concorsi per la magistratura. C’è la proposta di legge per la parità di accesso agli organi di amministrazione delle società quotate, giunta alla fine del suo percorso parlamentare, che deve essere approvata così com’è, evitando gli annacquamenti voluti dai soliti difensori dello status quo.
Il secondo: incentivi fiscali per liberare l’energia delle donne, alleviando loro il peso della famiglia. Da un lato, va introdotta una cultura della condivisione per accudire i bambini, gli anziani e i non autosufficienti, come avviene con il congedo di paternità. Dall’altro, bisogna rendere più conveniente per le donne continuare a lavorare pur occupandosi della famiglia, attraverso le detrazioni per le madri lavoratrici e per le spese di assistenza. Misure che favoriscono anche l’emersione del lavoro sommerso.
Il terzo, la riorganizzazione del welfare in direzione di giovani, famiglia, natalità: senza servizi pubblici, in primis asili nido, non può esserci vera conciliazione. Si tratta di investimenti più onerosi, ma comunque necessari.
In conclusione, l’Italia ha bisogno di riforme di sistema per la crescita dell’economia e la qualità della democrazia. Le proposte per portare uomini e donne a vivere meglio, a costruire insieme una società più aperta e più giusta sono in cima alle priorità. Il Pd c’è, le nostre proposte sono pronte. Passiamo subito ai fatti: nel partito, nelle istituzioni in cui siamo maggioranza, in un Parlamento che l’agonia del centrodestra costringe all’inattività, e che può lasciare almeno qualche buona eredità, in una legislatura per il resto fallimentare.
Marco Meloni, responsabile Riforma dello Stato segreteria Pd
Alessia Mosca, deputata Pd