Regionali, una sfida per l’alternativa

Intervista rilasciata da Enrico Letta a Carlo Bertini, pubblicata su «La Stampa» di domenica 14 gennaio.



Altro che regionali! Non nascondiamoci dietro un dito, questa tornata elettorale è di fatto il primo scontro politico vero tra due leader, Bersani e Berlusconi, che rappresentano due visioni antitetiche e opposte della società, dei suoi bisogni reali e delle strategie per far ripartire il paese dopo la crisi». Enrico Letta, vicesegretario del Pd, sgombra il campo da «un equivoco che con un velo di ipocrisia tende ad attribuire alle regionali un valore relativo, come una somma di sfide locali dove a far la differenza è solo il radicamento dei candidati governatori e la forza delle coalizioni. Non è così, gli italiani sanno bene che la posta in palio è più alta e cioè la capacità di rappresentare una credibile alternativa di governo di cui Bersani è portatore». Sarà perché gira tra fabbriche in crisi e distretti industriali nella provincia di Reggio Emilia, culla degli eredi del Pci, dove l’immagine del segretario è venerata più che altrove. Fatto sta che Letta non rinuncia a «personalizzare» un match elettorale che in caso di sconfitta lo vedrebbe trascinato insieme a Bersani sul banco degli imputati. Ma Letta non se ne cura perché è convinto che dal voto usciranno sosprese positive, i catastrofisti avranno di che ricredersi e il Pd potrà guardare con più fiducia al 2013. «I sondaggi dimostrano che siamo competitivi in tutte le regioni e in particolare siamo incoraggiati dai segnali che ci giungono dal Piemonte, che sarà come l’Ohio, cioè la sfida decisiva, di queste elezioni regionali».



1. Valori. Quali sono i vostri valori politici al di là dell’antiberlusconismo?


«L’antiberlusconismo non è un valore in sé. La realtà è che il modo in cui Berlusconi ha governato l’Italia negli ultimi 15 anni è agli antipodi rispetto ai nostri valori fondativi. Noi vogliamo una democrazia libera e forte, intesa come partecipazione, inclusione, solidarietà e come assunzione di responsabilità in nome solo dell’interesse generale di tutto il Paese».



2. Leggi. Perché quando l’opposizione ha avuto la possibilità di governare non ha regolamentato il conflitto di interessi?


«È stato un errore. Un errore da non ripetere. Punto».



3. Visione. Qual è la visione della società italiana del futuro e per quale tipo di giustizia sociale vi schierate?


«Il Pd non ha paura delle riforme e metto in cima il welfare e l’università: l’Italia deve tornare il Paese delle opportunità, una società che “respira” e attira, che non lascia indietro nessuno. Per questo c’è bisogno di un elettroshock, una cura da cavallo che restituisca a tutti la speranza e la voglia di ricominciare a costruire il futuro».



4. Globalizzazione. Qual è la vostra visione della globalizzazione e come vedete l’Italia in essa?

«Per decenni l’Italia è stata, dal punto di vista economico, un Paese grande in un mondo piccolo. Un mondo i cui confini coincidevano con l’Occidente a guida americana. Solo dentro un’Europa unita politicamente e forte economicamente possiamo contare ancora, collaborare o competere ad armi pari con gli altri grandi attori mondiali».



5. Giovani. Come aumentare la meritocrazia a disposizione dei giovani e qual è la vostra risposta alla lettera di Pier Luigi Celli che invitava il figlio a lasciare l’Italia?


«A Celli rispondiamo che il Paese ha in sé l’orgoglio e la forza per ridare un futuro alle nuove generazioni. Noi proponiamo borse di studio per i ragazzi più bravi fin dalle medie, un piano di individuazione dell’eccellenza come quello attuato in Francia per le banlieues, il contratto unico sul modello Boeri-Garibaldi per tutti, a partire dai giovani precari. La fuga non è l’unica strada».



6. Riforme. Sarete in grado di apportare serie riforme della classe politica in termini di: numero dei parlamentari; immunità legali; presenza di parlamentari con problemi giudiziari; costi della politica?


«Siamo talmente pronti a farlo che al governo chiediamo di far partire subito il confronto sulle riforme, sul bicameralismo imperfetto e la drastica riduzione del numero dei parlamentari previsti nella bozza Violante. Le possibilità per approvarla, anche in temi rapidi, esistono. Ripartiamo da lì».



7. Ruolo. È possibile che l’inesistenza di un governo ombra o il fallimento nel tentativo di crearlo comunichi agli elettori l’assenza di un governo alternativo in attesa e quindi comunichi la non presenza di un’opposizione?


«Il “governo ombra” postula un bipartitismo che in Italia non c’è, a maggior ragione dopo il voto del 2008. Stiamo costruendo un’alternativa che unisca le 3 opposizioni parlamentari. È una strada lunga anche perché una delle tre componenti, l’UDC, a lungo è stata nel centrodestra. È però una strada che sta già portando dei risultati: l’esito del Congresso dell’IDV, in cui Di Pietro ha sposato una posizione “di governo” più vicina a quella del PD, dimostra che i massimalismi possono essere messi da parte. La linea Bersani funziona, le regionali lo confermeranno. Piemonte, Liguria, Marche, Basilicata sono il laboratorio per testare un progetto di unità tra le 3 opposizioni che nel 2013 potremo applicare su scala nazionale. La stessa unità è indispensabile già oggi per battere in Parlamento la maggioranza. Lo abbiamo fatto la settimana scorsa sul ddl agricoltura, possiamo rifarlo la prossima nel voto sulla Protezione Civile Spa».



8. Media. Perché non c’è un reale interesse nell’usare i nuovi media?


«L’interesse c’è, eccome. In questi mesi stiamo girando il mondo, virtualmente e fisicamente, per cogliere le migliori esperienze di utilizzo intelligente dei nuovi media».



9. Risorse. Se aveste un miliardo di euro di risorse extra come le utilizzereste? Ricerca universitaria, scuola, riduzione del debito pubblico, rafforzamento delle forze di polizia, stimolo alle imprese, o tutela del lavoro?


«Debito pubblico se la situazione dei conti si rilevasse più preoccupante di quella raccontata da Tremonti. Altrimenti, con 1 miliardo di euro potremmo dar vita a 4 poli dell’innovazione dislocati in altrettante macroaree del Paese, con grandi distretti industriali ad altissima tecnologia: energie rinnovabili, farmaceutica, nanotecnologie, aerospazio. Naturalmente, con una parte di queste risorse extra si potrebbe iniziare davvero a dare protezione a quei 1.600.000 lavoratori parasubordinati senza tutele sociali che oggi sono le vere vittime della crisi».



10. Nuovo Obama. C’è un «Obama» capace di sfidare Berlusconi in carisma e popolarità ma al tempo stesso di creare una visione e un sogno per gli elettori che vi dovrebbero votare?


«Non credo ai modelli da importazione. Romano Prodi ha dimostrato due volte che Berlusconi si può battere con un progetto politico fatto di concretezza e visione. Noi sceglieremo al momento opportuno una leadership in grado di tenere insieme una coalizione centrata sul Pd, che agli elettori dia concretezza, capacità di decidere e di farlo solo nell’interesse del Paese».