Renzi alla carica. Lettiani: «Attacco volgare»

Renzi alla carica. Lettiani: «Attacco volgare»

di Ninni Andriolo,  da L’Unità del 22 settembre 2013

Un «attacco volgare al governo». L’intervento di Renzi lascia di stucco Enrico Letta che, tuttavia, non replica direttamente al sindaco di Firenze e mantiene l’impegno di non partecipare al dibattito congressuale del Pd. L’irritazione del premier traspare evidente, tuttavia, dalle dichiarazioni dei parlamentari a lui vicini e dal clima che si respira a Palazzo Chigi. Il patto auspicato da alcuni dei suoi – Renzi segretario ed «Enrico» capo dell’esecutivo almeno fino al 2015; competizione leale per la premiership poi, alla vigilia del voto – si infrange contro quelli che il lettiano Marco Meloni definisce «i toni distaccati e a tratti irridenti usati da Renzi nei confronti del governo che il Pd guida e sostiene».

Il candidato in pectore alla leadership democratica, in realtà, non si è attenuto ai «fioretti» promessi nei giorni scorsi e ha rimproverato a Letta di essersi rifugiato dietro l’instabilità politica per allontanare da sé la «colpa» dello sforamento del tetto del 3%. Ha addossato al presidente del Consiglio, poi, la responsabilità di essere caduto «con tutte le scarpe» nel grande bluff dell’Imu orchestrato dal Pdl. Questo e altro nel menu di ieri del sindaco di Firenze.

«Preoccupante l’attenzione spasmodica a celebrare le primarie per la segreteria del Pd in una data utile a consentire le elezioni in primavera…», replica Meloni riferendosi alle spinte per accelerare i tempi del congresso giunte dal sindaco di Firenze. Tra gli stessi democratici, in realtà, c’è chi attribuisce all’asse Letta-Epifani-Bersani la volontà di rinviare «sine die» le primarie in modo da mettere il governo al riparo dalle tentazioni elettorali di Renzi e di allontanarne l’elezione a segretario. Manovre alle quali andrebbe ascritto il mezzo flop del voto dell’Assemblea di ieri.

Falsità, replicano da Palazzo Chigi. «Il presidente del Consiglio si tiene fuori dal dibattito congressuale, anche se qualcuno – affermano – cerca di tirarlo dentro. E prova molto fastidio per il fatto che gli vengano attribuite iniziative che non gli appartengono». Una cosa è evidente: con la scelta compiuta da Berlusconi, quella di puntare a logorare il governo replicando il metodo Monti, la partita delle elezioni a primavera torna all’ordine del giorno. Anche se il Cavaliere bluffa sul voto, infatti, il suo gioco indebolisce Palazzo Chigi e questo potrebbe tornare utile a chi, dentro il Pd, punta alla crisi di governo. Al «logoramento» che vorrebbe imporre il Pdl, ragionano ambienti lettiani, dovrebbe contrapporsi un Partito democratico unito e compatto. Mentre in questa fase sembra che Berlusconi utilizzi Renzi e viceversa. «La stabilità è un valore prezioso – ripete Francesco Boccia, presidente Pd della commissione Bilancio e deputato vicino a Letta – Nessuno può pensare che si tratti di un concetto negoziabile come sembra ritenere Matteo Renzi; dovrebbe essere invece un patrimonio collettivo».