Sardegna: regole del voto, si cambia già

Sardegna: regole del voto, si cambia già

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Peccato che per le leggi non esista il diritto di ripensamento entro otto giorni, come per gli acquisti: perché per la riforma elettorale sarebbe perfetto, visto che tutti la vogliono già cambiare. Almeno per la doppia preferenza uomo-donna: ora il tentativo di reintrodurla coinvolge addirittura il Parlamento.

A ROMA Era un’idea lanciata dal deputato del Pd Marco Meloni nelle ore in cui il voto segreto affossava la norma sulla parità, cancellando l’articolo di legge a cui la norma era collegata. Nel cancellarlo, il Consiglio ha inserito un rimando alle modalità di voto della legge elettorale nazionale per le Regioni ordinarie (con preferenza unica).
Per beffare quel voto segreto, Meloni aveva suggerito di introdurre il voto di genere nella legge nazionale. E questo è ciò che prevede la proposta depositata ieri dai senatori sardi del Pd Giuseppe Luigi Cucca (primo firmatario), Silvio Lai, Ignazio Angioni e Luigi Manconi, insieme al capogruppo Luigi Zanda. «Si può fare in breve tempo, estendendo alle regioni la norma già attiva per i Comuni maggiori», spiega Cucca.
«I nostri deputati presenteranno lo stesso testo alla Camera», preannuncia il segretario Silvio Lai. Ma a Montecitorio ha già elaborato una proposta analoga il deputato di Scelta civica ed esponente dei Riformatori, Pierpaolo Vargiu.
A CAGLIARI Sia il Pd che i Riformatori, poi, presentano proposte simili per correggere la neoriforma regionale, che «non ha soddisfatto l’equilibrio di genere», come spiega il capogruppo democratico Giampaolo Diana. «Chiederemo di portare la questione subito in aula, con la procedura d’urgenza», annunciano i Riformatori Attilio Dedoni e Franco Meloni. Nel Pd, esprimono forte sostegno alle iniziative del partito sia a Roma che a Cagliari i consiglieri regionali Mario Bruno, Giuseppe Cuccu, Franco Sabatini e Vincenzo Floris. Anche l’ala sinistra del gruppo misto (Adriano Salis, Giannetto Mariani e Giuseppe Stocchino) presenterà oggi una proposta analoga.
Ma Salis (che, insieme a Mario Diana, è anche uno dei padri dell’emendamento che ha sancito l’incandidabilità del governatore dimissionario) non condivide le iniziative di deputati e senatori: «La loro solerzia nel volersi sostituire al Consiglio non è degna di apprezzamento. Non abbiamo bisogno di simili interventi esterni, in aula dovrebbe esserci un’ampia maggioranza che può subito riparare al grave danno inferto col voto segreto». (g. m.)
Articolo  ripreso da “l’Unione Sarda” del 27/06/2013