Separazione carriere: non una riforma, ma un attacco alla Magistratura. Disegno autoritario, il popolo italiano saprà dire no.
Quella che discutiamo oggi non è una riforma della giustizia: è una riforma contro la magistratura.
Con questa riforma costituzionale volete comprimere l’autonomia del potere giudiziario, mentre il potere legislativo lo state già svuotando con prassi che ci hanno condotto a un monocameralismo di fatto e all’immodificabilità in Parlamento di provvedimenti fondamentali, a partire dalla legge di bilancio. È evidente ciò che volete fare: ridurre tutti i poteri dello Stato a vantaggio dell’esecutivo.
Con questa riforma non si risolve nessuno dei veri problemi della giustizia: né i tempi infiniti dei processi, né la carenza di organico, né la drammatica situazione delle carceri. Il disegno è chiaro: da tempo la destra sogna un super PM. Oggi lo crea, domani proverà a piegarlo al volere del governo. La conseguenza è la riduzione della libertà dei cittadini. È un altro tassello dello scambio indecente che tiene in piedi questa maggioranza: a qualcuno la separazione delle carriere, ad altri ancora l’autonomia differenziata e l’illusione del terzo mandato, alla premier il premierato. Un patto di potere fondato sull’arroganza e sulla protervia, non certo una visione di giustizia.
La giustizia non dovrebbe essere oggetto di divisione politica né di condizionamento del governo. Il popolo italiano ha già saputo respingere in passato l’arroganza del potere. Lo farà di nuovo dicendo no a questo disegno autoritario.