Stato-mafia, unica ‘ragione di Stato’ è Costituzione

Stato-mafia, unica ‘ragione di Stato’ è Costituzione

“Su Repubblica di oggi il dottor Antonio Ingroia dice che le indagini sulla trattativa Stato mafia potrebbero fermarsi se emergesse chiaramente da parte delle istituzioni, con leggi o commissioni di inchiesta parlamentare l’esigenza di opporre la ragion di Stato all’accertamento della verità sulla base delle ragioni del diritto penale. Non sono d accordo. L’unica ragione di Stato che la nostra Repubblica conosce è quella della nostra Costituzione”.

Così Francesco Sanna, componente Pd della giunta delle Immunità del Senato, ricorda che “essa, all’articolo 96 e con le leggi che lo attuano, prevede che quando si ipotizza la commissione di reati da parte di membri del governo, uno speciale organo inquirente composto da tre magistrati estratti a sorte ogni due anni in ogni distretto giudiziario il cosiddetto Tribunale dei Ministri compie tutte le indagini necessarie. Senza chiedere alcuna autorizzazione a chicchessia, arriva sino a definire l’eventuale rinvio a giudizio”.

“Ma in quel momento, a indagini concluse, il Tribunale si ferma e chiede al Parlamento se non ritenga che il ministro indagato abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante, ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell’esercizio della funzione di governo, come afferma la legge costituzionale 1 del 1989″, dice ancora Sanna.

“Per affermare questa ragione di Stato costituzionale occorre che la Camera di appartenenza del ministro indagato voti a maggioranza assoluta dei suoi componenti, e prima discuta pubblicamente delle ragioni giuridiche e politiche delle sue valutazioni”, rileva ancora l’esponente Pd.

“Nell’indagine sulla presunta trattativa Stato-mafia questo non è avvenuto perché a Palermo la Procura non ha ritenuto ipotizzabile che i ministri di allora abbiano commesso reati.

Ma leggendo oggi il procuratore Ingroia viene il sospetto – conclude Sanna – che si sia violato nelle indagini l’articolo 96 della Costituzione e che oggi se ne vogliano riprodurre gli effetti con mezzi che la Carta non prevede”.