«Un errore quella norma sui precari». Stabilizzare i lavoratori della Regione rischia di dare un segnale negativo
La stabilizzazione dei precari della Regione? Ha votato a favore, ma «solo per disciplina di coalizione»: Marco Meloni, giovane consigliere della Margherita, canta fuori dal coro della maggioranza, che (insieme all’opposizione) ha approvato la norma che tende a trasformare in dipendente a tempo indeterminato chi ha lavorato per almeno 30 mesi alla Regione. «Un segnale negativo – ha detto in aula l’esponente Dl – per chi spera in un’amministrazione più aperta e meritocratica».
Non vuole stabilizzare i precari?
«Sì ma si poteva fare altrimenti, tramite concorsi con premialità per chi già lavora. Mi preoccupa questo modo, e le parole sentite in aula».
Vale a dire?
«L’unica preoccupazione era aprire le maglie, come sui condoni. Non ho sentito invocare l’efficienza della pubblica amministrazione, o affermare che si entra coi concorsi».
Un cedimento della coalizione, dopo anni di rigore?
«Ci sono tentativi di ritorno al passato. Ma il rigore ci ha fatto risolvere la vertenza entrate e permesso una Finanziaria più generosa. Riemergono interessi parcellizzati».
È un’accusa di clientelismo?
«No, ma una coalizione che predica cambiamento deve dare segnali giusti. Su alcune selezioni pubbliche del passato i sospetti di clientelismo ci sono stati, si sono viste cose non degne delle istituzioni».
Una battaglia così nell’Isola dei senza lavoro?
«I dati dicono che c’è più lavoro».
Ma sempre più precario.
«Il precariato non si combatte allargando le maglie. Bisogna aumentare le tutele per il lavoro flessibile, e dare il giusto spazio al merito, a chi studia, a chi vince i concorsi pubblici, senza percorsi facilitati».
È figlio di un noto uomo politico, ha avuto anche lei facilitazioni?
«Posso dire di aver fatto sempre lavori a tempo, spesso fuori dall’Isola, e di essere un libero professionista. Mai avuto un lavoro stabile, niente di garantito dalle parentele».
Come hanno reagito, in maggioranza, quando ha parlato in aula?
«Qualche freddezza e incomprensione, ma anche apprezzamenti. Capisco che sia più facile sentire le richieste di decine o centinaia di persone che vengono da noi, che non intuire gli interessi generali. Ma stiamo facendo il Partito democratico proprio per questo, e questa Finanziaria dimostra l’urgenza del gruppo unico». (g. m.)