Unione Sarda – Sfirs, vince Sel ed è bufera
Tratto da L’Unione Sarda – 14 settembre
Nemmeno mezza giornata e l’armonia della maggioranza di centrosinistra è di nuovo avvolta dalle nubi. In estrema sintesi, il malessere riguarda una nuova nomina con un vecchio metodo.
Le scintille questa volta riguardano la nomina di Paolo Sestu alla guida della Sfirs (nome proposto da Sel). Una trattativa giudicata un po’ troppo riservata dai piccoli partiti che entrano in rotta di collisione sia con il presidente ma anche con i colleghi di coalizione. E infatti pare che durante la discussione durante la riunione di Giunta, ieri pomeriggio, l’assessore dell’Agricoltura Elisabetta Falchi (quota Rossomori) sia uscita dalla stanza. Il deputato del Pd Marco Meloni non risparmia parole al vetriolo per una Giunta che «fa prevalere, nelle scelte più rilevanti, logiche spartitorie a criteri fondati sul merito e la competenza».
POLTRONE La nomina di Giorgio Sorrentino in dirittura d’arrivo (forse già venerdì) e l’avvio del rimpasto in Giunta sono ulteriori battaglie di una guerra fredda che la maggioranza porta avanti da mesi. Dopo l’esperienza di Francesco Zavattaro , parlare di nomine all’interno del centrosinistra significa sempre dover preparare gli scudi. A fare la guerra sono quelli che rimangono a terra a ogni giro. Ieri la Giunta, per evitare qualsiasi intoppo, ha formalizzato la proroga dei commissari delle sette Asl di Cagliari, Lanusei, Carbonia, Oristano, Sanluri, Nuoro e Olbia.
Sulla Sfirs è Sel a vincere il braccio di ferro con Francesco Pigliaru per Paolo Sestu (comunque in possesso di tutti i requisiti), ma gli altri partiti minori rimangono sul piede di guerra. Dopo il vertice di avant’ieri le nubi dei giorni scorsi sembravano lontane e che nel nome del “rilancio dell’azione di governo” si fosse aperta una nuova fase. Ma è proprio il vertice ad assumere i contorni della beffa perché, lamentano i consiglieri regionali sulle barricate, nel frattempo gli accordi si facevano nei corridoi.
I CONTRASTI Questo nuovo tassello della nomina di Sestu è stato l’argomento principale della giornata politica di ieri. Sette consiglieri regionali che escono allo scoperto e chiedono maggiore dignità per i loro partiti, poi una fitta rete di lamentele e soprattutto il delinearsi di nuove strategie in vista dei prossimi appuntamenti. Dopo il tentativo di nominare Zavattaro, definito da Marco Meloni «una vicenda oscura e confusa», questa nuova puntata cambia gli attori, ma secondo i detrattori presenta lo stesso copione. Così se il presidente dei Rossomori, Gesuino Muledda , sottolinea che «abbiamo chiesto di ragionare sulla qualità delle figure da nominare, ma alla fine ha prevalso un altro principio», significa che anche l’asse tra piccoli partiti per resistere allo strapotere Pd rischia di saltare.
Eppure è proprio da un esponente dem che arrivano le parole più dure per il caso Sestu. Marco Meloni accusa la Giunta e il presidente Pigliaru di apparire «balbettanti e intimoriti dall’incredibile diktat di alcune correnti del Pd e di altri partiti e partitini del centrosinistra, ansiosi di inaugurare una nuova stagione di spartizione del potere». Infine, Meloni dedica un pensiero a coloro che, all’interno del Partito democratico e della stessa coalizione, hanno assistito «silenti e delusi a questo triste e inatteso ritorno al passato».
LA SCACCHIERA Il giro di valzer delle nomine prelude alla fase del rimpasto in Giunta. Qui il peso specifico del Pd è ancora da tarare: se il partito si presenterà con le correnti, invece che con una segreteria che detta la linea, il manuale Cencelli sarà sempre sul tavolo. Da tempo in casa democratica si cerca di ottenere un assessore in più rispetto ai quattro attuali ( Deiana , Mura , Erriu e Demuro ). Se i tre in quota Pigliaru ( Paci , Arru e Spano ) sono intoccabili, per avere un assessore in più dovrebbe saltare il rappresentante di qualche altro partito della coalizione. I soriani potrebbero puntare su un consigliere regionale (si fa il nome diLuigi Lotto ) oppure proporre l’ex assessore del Comune di Cagliari, Barbara Argiolas . Gira ancora il nome di Pier Luigi Caria , molto vicino al renziano Gavino Manca , che però fa parte della minoranza che vanta la delega del Lavoro con Virginia Mura . Calcoli che si fanno all’interno del Pd, ma dopo essere rimasti sulla sedia nel valzer delle nomine, i piccoli partiti sono pronti a scendere in pista.
[Matteo Sau]