Università: Meloni (PD), fallito blitz Gelmini no a riformetta di cartapesta

«Oggi è un bel giorno per l’università italiana. I goffi tentativi del ministro Gelmini di approvare la riforma dell’università’ con un blitz, per comprimere il confronto nel Parlamento e nel Paese, sono falliti». Così Marco Meloni, responsabile università del Pd, commenta la decisione della Conferenza dei capigruppo di far slittare l’esame in aula del ddl Gelmini.

Parlando di «grande vittoria dei parlamentari del gruppo del Partito Democratico», Meloni chiede che ora si ascolti la voce dei molti che, a partire dal presidente della Repubblica e dalla parte più responsabile e coraggiosa del mondo universitario, in questi mesi hanno chiesto di riportare l’istruzione e la ricerca in cima alle priorità del Paese».

«La decisione di oggi – prosegue Meloni – consente di rimettere le cose nel giusto ordine: prima il Parlamento decida di passare dalle parole ai fatti, con l’attribuzione di risorse adeguate nel bilancio dello Stato. Su quella base si potrà approvare una riforma, senza il ricatto con il quale Tremonti e Gelmini hanno tentato di convincere persino settori importanti dell’università italiana a sottoscrivere il suo declino».

Ribadendo il no del Pd a «questa riformetta di cartapesta, utile solo a rendere definitivi i tagli e a ridimensionare il sistema universitario», Meloni sottolinea che «per portare l’università italiana al passo con il mondo avanzato» occorre dire «sì all’autonomia degli Atenei e alla valutazione per l’assegnazione delle risorse, al diritto allo studio per la mobilità sociale, a opportunità e diritti per i ricercatori strutturati e precari e al contratto unico per abolire il precariato, a regole chiare per la carriera docente, per premiare i più bravi e ringiovanire l’università». «Il ministro dello sviluppo, che si chiama Silvio Berlusconi, dimostri per la prima volta in vita sua -esorta l’esponente del Pd – che non mette al primo posto la fortuna delle proprie aziende e metta subito all’asta le frequenze liberate dal digitale terrestre, per investire quelle risorse in istruzione e ricerca e rimetterci al passo con la media europea: è l’unica strada per non rimanere al fanalino di coda e per non perdere il treno dello sviluppo. Per non far pesare ulteriormente l’agonia di questo governo sul futuro del Paese».