Università, in Italia le tasse più elevate
Di Marco Meloni*, da L’Unione Sarda del 14 febbraio 2015
Le agevolazioni negli altri Paesi
Franco Meloni critica, su L’Unione Sarda di ieri, la mia (e dei deputati Pd sardi) proposta di legge sul diritto allo studio: sarebbe effetto del riflesso pavloviano della sinistra, «tutto deve essere pagato dallo Stato con soldi pubblici». Propone l’aumento delle tasse «fino al vero costo», dagli attuali 1.200 a 9.000 euro: per chi non può pagarle, una borsa di studio (se la merita). Un “ricco” potrebbe frequentare comunque l’università, gli altri no.
Idee insostenibili: lo dicono i fatti. L’Italia spende troppo per l’università, le tasse sono basse? No: siamo il Paese Ue che investe meno, con tasse tra le più alte. È la solita solfa di sinistra? No: dal 2008 i principali governi di destra in Ue (Francia e Germania) hanno aumentato gli investimenti, in quattro anni l’Italia di Berlusconi (e dei Riformatori) li ha diminuiti del 20%. Dal 2014 l’università è gratuita in tutta la Germania; in Finlandia, zero tasse e laute borse di studio. Negli Usa, dove il debito studentesco ha ormai superato quello da carte di credito, Obama investe 60 miliardi per l’accesso gratuito all’università.
In Italia solo il 7% degli studenti ha una borsa (spendiamo 258 milioni), in Francia il 25,6% (1,6 miliardi), in Germania il 30% (2 miliardi). In Sardegna, negli anni di Cappellacci (e dei Riformatori di Franco Meloni) per il diritto allo studio si è passati da 16,4 a 11,1 milioni (-32%) e gli idonei che hanno ricevuto la borsa dall’86% al 56. A uno studente su due Cappellacci (e Meloni) hanno detto: sei «meritevole ancorché privo di mezzi» (Costituzione, art. 34), hai diritto alla borsa, ma non l’avrai.
Oltre destra e sinistra, dopo la crisi si confrontano due modelli: crescere con ricerca, innovazione e istruzione, o accrescere le disuguaglianze restando nel pantano, come hanno fatto Berlusconi e Cappellacci (coi Riformatori). Noi vogliamo fare come in Europa: meno tasse e più borse di studio, perché l’università, finanziata dalla fiscalità generale (che assicura la progressività), sia aperta alle fasce sociali oggi escluse.
Proponiamo due cose semplici: 1) se la Regione risparmia 1,7 milioni, ad esempio pagando premi di produttività solo alla metà più meritevole dei dirigenti, può (deve, secondo il Pd) ridurre la tassa sul diritto allo studio; 2) tutti gli aventi diritto devono avere la borsa di studio. Una misura di civiltà che deve valere sempre, secondo il Pd – lo ha affermato Renato Soru – un impegno immediato per la Giunta regionale. È il nostro modo per passare dal dire «investiremo in conoscenza» in campagna elettorale a farlo concretamente.
*deputato del Partito democratico