Università. Meloni (PD) a Valditara (PDL). Dal Governo nessuna prospettiva per i ricercatori

“Il senatore Valditara, nel comunicare l’avvenuta approvazione di un emendamento che consente anche ai ricercatori a tempo indeterminato di accedere alla procedura di chiamata diretta, previa abilitazione nazionale, prevista dal DDL Gelmini per i ricercatori a tempo determinato, dice solo un pezzo di verità. E certo non il più importante.” Lo afferma Marco Meloni, responsabile ricerca e università del Pd.

“Anzitutto, sarebbe stato opportuno precisare che la proposta era contenuta in numerosi emendamenti, compreso uno presentato dal Pd, prima firmataria Vittoria Franco. Si tratta di rimuovere una evidente ed insensata disparità, senza con ciò dare alcuna certezza nè ai ricercatori a tempo indeterminato nè ai nuovi ricercatori a tempo determinato. Per questi ultimi – prosegue Meloni – solo l’approvazione del nostro emendamento all’art. 12, che prevede la programmazione delle risorse per la chiamata diretta già all’atto dell’attivazione dei contratti triennali, consente di avere certezze sull’esito della valutazione della loro attività. È del tutto evidente che, col quadro di risorse che accompagna, anzi precede, il DDL Gelmini, senza certezze di questa natura la “tenure track” all’italiana sarà soltanto una presa in giro, che aumenterà il precariato e affiderà al caso, o all’arbitrio, le chiamate dirette per i ricercatori a tempo determinato; mentre la facoltà di chiamata diretta per quelli a tempo indeterminato non dà nessuna garanzia di ingresso nei ruoli da professori di soggetti che già svolgono attività di docenza. A questo proposito ricordo a Valditara che la maggioranza ha appena bocciato un nostro emendamento che avrebbe consentito lo stanziamento di 100 mln di euro per 8 anni per cofinanziare nuovi posti da professore associato da destinare a ricercatori a tempo indeterminato o determinato. Una richiesta avanzata di recente anche dalla Conferenza dei Rettori: nei prossimi 8 anni deve essere previsto che i ricercatori che ne abbiano i requisiti scientifici possano entrare nei ruoli.”

Meloni conclude affermando che “le nostre proposte, sulle quali vorremmo trovare un governo più sensibile a discutere, mirano a dare prospettive certe ai ricercatori, strutturati e precari, per l’accesso al ruolo unico di docenza, di cui proponiamo l’istituzione. Il governo dica chiaramente se considera prioritaria l’attivazione di posizioni da docente in ruolo sufficienti ad aprire le porte dell’università a quanti la tengono sostanzialmente in piedi. Con il quadro di tagli già approvati ciò è del tutto impossibile”.


 

Valditara (PDL). DDL, via disparità tra ricercatori a termine e non: ambedue le figure potranno insegnare su chiamata dirette degli Atenei.

(DIRE) Roma, 15/05/2010. – Tra i ricercatori a tempo indeterminato impiegati oggi nell’università e i ricercatori a termine previsti dalla riforma del ministro Gelmini non ci saranno disparità: ambedue le figure potranno essere assunte dagli atenei per insegnare con la chiamata diretta (cioè senza le abituali procedure concorsuali) purchè il candidato sia in possesso dell’abilitazione nazionale. È quanto prevede un emendamento al ddl del ministro Gelmini approvato questa settimana in commissione Istruzione al Senato che porta la firma del relatore Giuseppe Valditara (Pdl).

Il nuovo testo dell’articolo 9, quello che riguarda reclutamento e progressione di carriera del personale accademico, è stato concordato con il governo che, dunque, non dovrebbe fare ulteriori interventi su questa materia. Da settimane, infatti, si parlava di un possibile emendamento governativo in materia di ricercatori vista la vertenza che questi ultimi stanno portando avanti negli atenei, con la minaccia di non insegnare più se non gli saranno date reali possibilità di fare carriera dentro le università. La disparità che si era creata con i ricercatori a termine sulle chiamate dirette era uno dei punti al centro del contenzioso.

“Con il nuovo articolo nove – spiega il relatore – sono semplificate le procedure concorsuali locali. Il ddl prevedeva un iter complicato e lunghissimo che viene reso più semplice, valorizzando l’autonomia degli atenei. Le procedure concorsuali sono quelle che, spesso, sono alla base di ritardi a non finire nelle assunzioni”.