Voto di laurea: bene ritiro emendamento, ora ampliare opportunità di partecipazione ai concorsi pubblici
Considero molto positivamente il parere con il quale la commissione Cultura della Camera ha chiesto la soppressione dell’emendamento che – nella riformulazione del relatore, con l’intesa del governo, di una mia proposta – sostanzialmente introduceva, ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici, una differenziazione tra i voti di laurea a seconda dell’Ateneo. Tema, quello della differenziazione tra università, assai complesso e che merita di essere affrontato in altra sede, avendo riguardo alla coesione del sistema e al potenziamento del diritto allo studio, così da consentire agli studenti di scegliere più liberamente l’università (ora non è così).
Il parere della Commissione è apprezzabile in particolare perché, oltre a valutare positivamente la valorizzazione del dottorato di ricerca – attesa da molti anni – chiede di aprire le opportunità di partecipazione ai concorsi pubblici, sia attraverso il superamento del requisito del voto minimo di laurea (per sua natura assai variabile tra i diversi Atenei e corsi di laurea), sia riducendo al minimo indispensabile i casi nei quali tale partecipazione sia condizionata a una specifica laurea.
Si tratta di proposte contenute in due emendamenti a mia firma, che mi auguro possano essere prese in considerazione in Aula, ma che credo possano trovare attuazione anche attraverso disposizioni di rango inferiore alla legge. L’importante è cogliere l’obiettivo. Il risultato sarebbe duplice: si incentiverebbero gli studenti a scegliere l’Università in base all’effettiva qualità della formazione loro impartita, e si sposterebbe sulle prove concorsuali – rese più efficienti e trasparenti da una serie di innovazioni approvate la scorsa settimana in Commissione – la valutazione dei candidati.