Web tax: il Parlamento elimini la tassa, il PD sia unito su piano digitale del governo
Il Governo Letta ha posto fin dall’inizio l’innovazione e la digitalizzazione al centro del rilancio dello sviluppo italiano. Ma alcuni segnali di questa settimana rischiano di essere contraddittori con questa linea e non contribuiscono a facilitare il recupero del gap del nostro Paese nell’utilizzo delle nuove tecnologie.
La riflessione più contingente riguarda la cosidetta “web tax”, approvata dalla Commissione Bilancio della Camera. Se non impostata in ambito europeo, una norma di questo tipo – per tacere degli evidenti profili di incompatibilità col diritto UE – rappresenta un errore di prospettiva, che isola l’Italia proprio sulla nuova frontiera dell’economia e dello sviluppo, invece di affrontare la questione internazionale della tassazione nel contesto digitale. Per questo mi auguro che il Parlamento torni sulla decisione della commissione Bilancio, e supporti con maggiore coerenza la politica del governo. Trovo positive, al riguardo, le affermazioni odierne del segretario Renzi, che mi auguro siano rapidamente fatte proprie da tutto il Partito democratico, a partire dai parlamentari a lui più vicini che hanno ispirato e sostenuto l’introduzione della nuova tassa.
Allo stesso modo, mi auguro sia chiarito – e in caso contrario presenterò un emendamento alla Camera perché esso sia modificato – il contenuto del provvedimento del governo che dispone un credito d’imposta sull’acquisto dei libri, in modo tale che vi sia ricompresa l’editoria digitale, che deve essere incentivata e non penalizzata.
Queste questioni – unitamente ad altre quali il recente regolamento AGCOM sul diritto d’autore – devono essere rapidamente affrontate e riviste, rimettendo al centro due degli impegni assunti dal Governo: l’agenda digitale per l’Italia e per gli italiani e l’attrazione di investimenti esteri nel nostro Paese, nello spirito di provvedimenti di “Destinazione Italia” come il credito d’imposta per ricerca e sviluppo e il bonus fino a 10.000 euro per le PMI che investono sul digitale.
Non vanifichiamo i passi in avanti di questi mesi, anche grazie al lavoro del Commissario Francesco Caio, con messaggi incoerenti sul piano internazionale, consapevoli che l’Italia non può più permettersi il ritardo digitale accumulato finora. L’economia digitale non è un settore tra gli altri, ma è un fattore essenziale per creare sviluppo e nuova occupazione.
Marco Meloni, deputato del Pd, componente della Commissione Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni.