Zone Franche Urbane, quasi vittoria

La zona franca urbana è di nuovo legge, il decreto Milleproroghe l’ha salvata da una fine ingloriosa, ma la vigilanza sull’effettiva possibilità di realizzata non deve venir meno proprio adesso. Lo dice il sindaco di Quartu, Luigi Ruggeri, animatore della fruttuosa mobilitazione delle 22 città ammesse alla zfu a ottobre e tagliate fuori a fine dicembre.  Come è noto, le zone franche urbane era state varate in autunno e i sindaci era andati a Roma a firmare il decreto poi in dicembre è arrivata la brutta sorpresa, col ministro Tremonti che annunciava «non ci sono soldi» e il decreto Milleproroghe di fine dicembre che limitava fino a renderle inutili le norme di attuazione della zfu. Adesso, con l’emendamento accolto, le zone franche urbane sono di nuovo un luogo (a Cagliari, Quartu e Iglesias) dove un imprenditore si può installare, senza pagare Iva e con sgravi contributivi per cinque anni. «Credo che ormai si possa considerare una battaglia vinta», aveva dichiarato Ruggeri dopo il voto al Senato (pochi giorni fa). «Abbiamo sempre sostenuto – ricorda Ruggeri – che si dovessero rispettare le condizioni contenute nel contratto firmato lo scorso 28 ottobre dal ministro Scajola. Per definizione, un contratto impegna le parti a rispettare un accordo con obblighi e responsabilità precise. Dunque era impensabile che si potesse stravolgere tutto e cambiare le regole a partita iniziata». Dopo il passaggio favorevole al Senato resta da superare l’esame della Camera. «Ma il governo – sottolinea il sindaco Ruggeri – ha posto il voto di fiducia su tutto il testo che comprende anche il ripristino delle agevolazioni per le zfu». La seconda parte della «vigilanza», arriva adesso: resta da ottenere un adeguato regolamento attuativo. «Siamo pronti a continuare la nostra azione – promette Ruggeri – per far decollare finalmente queste aree di stimolo allo sviluppo». Dove sta il problema? Intanto nei tempi: il regolamento di attuazione deve essere veloce, mentre nel decreto al vaglio del Parlamento si dà tempo fino al dicembre 2010. E poi c’è una questione di contenuti: secondo Ruggeri e i sindaci delle altre 22 città «bisogna fare in modo che le norme tecniche siano confezionate d’intesa con i gruppi comunali. Serve per evitare che si creino meccanismi che, di fatto, impediscano di spendere i soldi». Un terzo aspetto è molto delicato: i finanziamenti. «Come ha sottolineato l’onorevole Francesco Sanna nel suo intervento al Senato – continua il sindaco di Quartu – i cento milioni di euro stanziati devono essere la somma che vale per due anni di attuazione della legge, non l’«unatantum» che chiude l’impegno del governo. Si devono poter spendere 50 milioni di euro l’anno, non si può pensare che stanziati una volta ci devono bastare per sempre: con quale sicurezza gli imprenditori dovrebbero decidere di avviare un’attività agevolata?». Il rischio, non nuovo, è di trovarsi poi con oneri non sostenibili.

 

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