HuffPost – Intervista al Meloni vincente. Il senatore Dem è uno degli artefici del miracolo Todde: “Ha giocato il fatto che il Pd era unito, in particolare il Pd di Sardegna”

HuffPost – Intervista al Meloni vincente. Il senatore Dem è uno degli artefici del miracolo Todde: “Ha giocato il fatto che il Pd era unito, in particolare il Pd di Sardegna”

27 febbraio 2024
Da huffingtonpost.it
Int. di A. Raimo

Per una Meloni – Giorgia – che perde, un Meloni – Marco – che vince. Se e’ stata la premier a imporre il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu uscito sconfitto dalle regionali sarde, è stato Marco Meloni a sponsorizzare la candidatura di Alessandra Todde. Il senatore 53enne, già coordinatore del Pd con la segreteria di Enrico Letta, è il vero artefice del campo largo modello Sardegna. Il 27 ottobre del 2023 presentò a Cagliari il bilancio del suo primo anno di legislatura. All’evento invitò anche Todde. “Non ho il potere di fare investiture, ma credo che  sarebbe un’ottima candidata alla presidenza della Regione”, disse in quella occasione. Ottenne in cambio i mugugni di molti compagni di partito. “Non vinceremo mai con una candidata grillina”, era la sintesi. “Sì è vero, non è elegante dirlo, ma ho creduto fin dall’inizio che la candidatura di Todde fosse competitiva. Queste elezioni dimostrano che quando abbiamo un buon candidato e realizziamo un’alleanza su cose concrete, con un approccio pragmatico, possiamo aggregare. E lo abbiamo fatto nonostante che Soru potesse crearci difficoltà”.

E’ una vittoria del campo largo. L’alleanza coi M5s è imprescrindibile?

“Io non attribuisco al campo largo una valenza di sistema. Ha giocato il fatto che il Pd era unito, in particolare il Pd di Sardegna. E che la candidata era di valore, ed ha preso coraggio mano mano. Abbiamo ragionato pensando alla formula con cui bisogna affrontare una competizione come le regionali: non si vince da soli, bisogna avere la capacità di essere l’architrave di una coalizione molto ampia. Il Pd e i M5s lo hanno fatto insieme”.

Anche la destra vi ha aiutato. Il sindaco di Cagliari ha perso in particolare nella città che ha amministrato.

“In Sardegna si è votato per la Sardegna. La destra aveva fatto un disastro assoluto, con Solinas la macchina regionale si era fermata. La regione è stata saccheggiata da 5 anni di gestione clientelare, da una classe dirigente totalmente incapace. Faccio un esempio, la sanità. Eravamo a metà classifica dei principali indicatori, siamo finiti penultimi”.

Voi vi siete mossi per tempo. Loro hanno definito la scelta del candidato molto tardi.

“La destra ha cambiato candidato in corsa. Questo ha giocato un ruolo importante. Ma non hanno fatto una valutazione di qualità. Noi abbiamo scelto la migliore possibile, senza logiche spartitorie. Meloni ha detto “ne metto uno mio”, ha mosso una pedina per affermare il suo potere politico. I sardi non apprezzano”.

Lei parla di una coalizione ampia. Ma Calenda  è andato con Soru.

“Calenda non ne ha azzeccata una. E non è la prima volta, basti ricordare la sua sciaguratissima scelta di abbandonare la coalizione, nel settembre 2022 per regalare la vittoria al centrodestra”.

All’epoca il leader di Azione abbandonò il Pd al suo destino perché, diceva, si era alleato con Sinistra Italiana.

“E ora noi l’abbiamo visto a braccetto con forze come Rifondazione comunista e Liberu, un movimento la cui leader l’8 ottobre rilanciava le foto dei deltaplani di Hamas. Hanno imbarcato un caravanserraglio, ed hanno fatto una cosa del tutto incomprensibile”.

Tra gli sconfitti ci sono anche i sostenitori del terzo mandato. Avevano annunciato un chiarimento subito dopo le regionali in Sardegna.

“Qui in Sardegna non si è mai raggiunto neppure il secondo mandato, quindi non viene certo visto come una priorità. Io giovedì non ero in Senato, ma avrei votato contro. In primo luogo contro il metodo, un meccanismo approssimativo su un tema delicatissimo. Le leggi elettorali regionali e comunali sono orologi che funzionano bene. Prima di essere toccate si deve riflettere bene. Non capisco poi, perché venga fuori questa esigenza proprio adesso”.

Renato Soru ne esce male.

“Ha scelto di non stare più nel centrosinistra e ha usato parole terribili verso un partito che gli ha dato tanto. Il suo risultato parla chiaro. A me interessa che i suoi elettori sappiano che il centrosinistra è la loro casa. Ora guardiamo avanti”.