Welfare: il modello Sardegna

«Welfare, lavoro, sviluppo: il modello Sardegna, le idee del PD»

Con l’Associazione TrecentoSessanta Sardegna abbiamo organizzato questo incontro di approfondimento sulle politiche del welfare attuate in Sardegna dall’ammministrazione Soru con l’idea che la carica innovativa dei modelli di amministrazione sviluppati in questa esperienza possa costituire anche su scala nazionale un importante contributo al dibattito programmatico del Partito Democratico.

Hanno partecipato Renato Soru ed Enrico Letta, attualmente impegnato in qualità di ministro-ombra al welfare, insieme ad altri protagonisti di questa importante stagione di riforme. Nerina Dirindin, assessore regionale per Igiene, sanità e assistenza sociale, Don Ettore Cannavera, sacerdote e psicologo, responsabile della comunità di recupero La Collina di Serdiana, Mario Bruno, consigliere regionale del Pd, Gigi Ruggeri, sindaco di Quartu Sant’Elena e Carlo Tedde, presidente di Federsolidarietà, hanno discusso insieme il tema «Cittadino al centro: diritti, salute, welfare territoriale», mentre Francesco Sanna, senatore del Pd, ha descritto i principali interventi del governo in materia nella sessione «Dal Parlamento, scacco al welfare».

Io mi sono occupato, dopo il saluto iniziale di Guido Melis, deputato Pd presidente di TrecentoSessanta Sardegna, di introdurre i lavori del convegno. Nel mio intervento ho voluto sottolineare la centralità della riforma del welfare nel quadro nazionale italiano, purtroppo segnato da un altissimo livello di divario sociale e contestualmente da una bassissima mobilità sociale, e ho cercato di delineare sinteticamente il quadro degli interventi e dei successi raggiunti in questo campo dal nostro governo regionale.

Abbiamo puntato sulla possibilità di essere efficienti nell’autonomia, dimostrando con i fatti la capacità di amministrare con equità e razionalità un settore complesso come quello della sanità e dell’assitenza sociale, spesso luogo di sperperi e iniquità specie nelle regioni in ritardo di sviluppo. A partire dalla vittoriosa vertenza sulle entrate la Regione ha assunto la responsabilità di garantire il finanziamento e il funzionamento dell’intero servizio sanitario regionale, competenza cui abbiamo fatto capo costruendo un nuovo modello – con la emme minuscola se si vuole – di welfare regionale.

E’ un modello fondato sulla cultura delle regole, della trasparenza, della programmazione e della valutazione rigorosa – come abbiamo scritto nero su bianco nel nuovo Piano Sanitario regionale, approvato a quasi vent’anni dal precedente, e nella Legge Regionale di riordino del settore approvata nel 2006 –, che persegue l’integrazione dei sistemi sanitario e sociale e coniuga maggiori risorse con una migliore qualità di spesa.

I risultati sono già visibili nel grande piano di investimenti avviato: oltre 1 miliardo di euro per tecnologie e strutture sanitarie che daranno alla Sardegna in pochi anni – già alcuni ce ne sono o si stanno completando – 5 grandi ospedali modernissimi, avanzati tecnologicamente e adeguati strutturalmente. E ancora nei molteplici interventi rivolti a sostenere le famiglie, per garantire il diritto essenziale alla prima casa e adiuvare quelle numerose o con maggiori difficoltà economiche, negli interventi a sostegno delle persone non autosufficienti, negli interventi complessivamente rivolti a “liberare” le donne dal loro compito di “assistenti sociali di riserva”, che hanno permesso in questi anni l’aumento considerevole del tassso di occupazione femminile.

Un quadro organico, orientato nettamente secondo un preciso filo conduttore: la tensione costante al futuro. Un welfare per il futuro.

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